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domenica 30 settembre 2012

VIDEOGIOCHI & SCRITTURA FANTASY


E qui, in un piccolo albergo di Barcellona, nel silenzio della notte e in queste due ore di insonnia, ho trovato un buon argomento (A mio avviso) su cui spendere qualche parola, un argomento che (Sempre secondo me) si lega a doppio filo con il discorso Fantasy e scrittura. 
Non mi dilungherò molto, come spesso mi accade quando scrivo i miei post, ma scriverò giusto qualche riga per cercare di farvi comprendere ciò che penso sull'argomento, giusto per ragionare un poco e sfatare il vecchio mito del ragazzo chiuso in casa al buio davanti a uno schermo a giocare ai videogiochi.

C'è un vecchio detto che da tanto tempo gira su internet, e da qui, oggi, voglio partire a scrivere questo mio post. È un detto che mi trova pienamente d'accordo, e che recita più o meno così:

“Videogiochi: Insegnano inglese dal 1980, meglio degli insegnanti d'Inglese.”

Come ben avrete intuito l'argomento principe di questo post non è l'Inglese, ma i videogiochi, che tanto legano la fantasia comune alle storie che essi narrano, più o meno belle, fatti di grafica e pixel, azione o riflessione, ma comunque storie, e che come nei libri devono essere ben raccontate per far sì che il lettore (In questo caso il giocatore) non getti il libro in un angolo (O in questo caso il Joystick).

martedì 18 settembre 2012

VALUTAZIONI... QUELLE SCONOSCIUTE.


Poniamo il caso che il vostro eroe Sgubruf abbia appena ucciso il Drago nero e salvato la bella principessa, o che sempre il vostro Sgubruf abbia scoperto l'assassino della principessa, e arrestato il Drago nero che cercava di truffare l'assicurazione, o che ancora Sgubruf sia riuscito a trovare il tesoro del Drago nero, e che gli sia stato poi sottratto dalla principessa...

Insomma: Poniamo caso che dopo notti insonni, giornate passate a dire no alla birra con gli amici, e alle notti in cui avete mandato in bianco il fidanzata\o, siate riusciti a completare finalmente il vostro manoscritto.

E ora? Che fine fa il nostro Sgubruf?


Beh... Già vi ho parlato QUI di come ci si può muovere per lo step successivo alla conclusione della storia, ma a volte non basta, perchè spessissimo gli esordienti scrittori spediscono il manoscritto, ma dopo mesi e mesi di attesa, gli editori o non rispondono, o mandano lettere di rifiuto standard e prestampate, impedendo allo scrittore o presunto tale di capire dove sbaglia, e il nostro Sgubruf rimane in un limbo che forse non merita, o forse sì (Ovviamente, se la lettera è di accettazione, potete anche non leggere questo post).

Quindi che fare per conoscere meglio se stessi e il proprio modo di scrivere?

Beh, se gli editori mandassero una valutazione inclusa alla lettera di rifiuto, tutto ciò non servirebbe, ma sapendo che ciò è impossibile e, soprattutto, infattibile (Già il sistema editoriale ItaGliano è ingolfato da migliaia e migliaia di libri o presunti tali, come tutti ben sappiamo). 
Perciò andiamo avanti...

lunedì 10 settembre 2012

DORIAN CURZE... LA STORIA.



Come avevo promesso, quest'oggi spenderò un po' di pixel su un argomento che mi ha tenuto sveglio giorno e notte negli ultimi 5 mesi, ovvero una storia, come tante che ogni scrittore o presunto tale partorisce da quel groviglio di neuroni e sinapsi comunemente chiamato cervello.

La storia, appunto, è la mia ultima fatica scrittoria, un romanzo fatto e finito, senza sequel né prequel, un'altra speranza di essere un giorno notato da un editore e spedito nel mondo degli scrittori a tempo pieno: Dorian Curze.

Ora... Dato che già siamo qui seduti di fronte al computer, perchè non intervistare l'autore del libro!? Ma sì! Cominciamo...

martedì 4 settembre 2012

IL RITORNO NEL MONDO...



Ritorno a scrivere sul blog, finalmente (Altri diranno “Ma anche no!”, ma noi non ci badiamo...), dopo mesi di inattività dovuta a un bel viaggio d'un mese in Canada, a Toronto (Esperienza irripetibile), e l'estate da vivere, poiché senza divertimento e amici la vita non vale la pena d'essere vissuta.

Dunque ritorno a casa, la testa sgombra da due mesi di “inattività scrittoria”, e subito mi pongo di fronte ai problemi che derivano dallo stare nella totale nullafacenza.

Si dice (E a ragione) che per correggere un libro bisogna lasciarlo riposare per qualche tempo, in modo da dimenticare la storia, e porsi di fronte a esso con un occhio diverso da quello dell'autore... Cosi prendo la mia ultima fatica, Dorian Curze, e passo in rassegna ogni capitolo, pagina, riga e parola, correggendo errori di battitura, di logica, di stile. Il risultato devo dire che mi ha parecchio soddisfatto, e ora Dorian Curze è pronto per viaggiare nella solita incertezza del mare editoriale italiano (Sempre in tempesta, ovvio).