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giovedì 2 febbraio 2012

LA SCRITTURA & LA MORTE...


Morte...
Un macabro inizio, anche se azzeccato, dato che sarà l'argomento principale del post, e non esiste miglior modo che parlare di questo argomento quando si è vittime d'una potente quanto fastidiosa influenza che ti fa capire come si sente uno zombie. Scherzi a parte, il post di oggi avrà come principale argomento la vecchia nera signora con la falce con cui fin troppi scrittori, specialmente Fantasy, non hanno mai avuto un ottimo rapporto.

Innanzitutto, quando si scrive, bisogna tenere ben presente un fattore importante come la morte, poiché molti scrittori non riescono a considerarla per bene, in quanto serve loro solo come luogo in cui spedire, magari pure in maniera rocambolesca, assurda, eclatante o spettacolare, i cattivoni di turno... Perciò bisogna chiedersi all'inizio: 

“Come funziona la morte nel mio mondo?” 
“C'è un inferno\paradiso\purgatorio\mondo parallelo?” 
“È importante il ruolo della morte nella mia storia?” 
“Si può tornare dalla morte?” 

Ma, soprattutto, la domanda principe che ogni scrittore si deve fare è:
“Sono io in grado di far morire i miei personaggi?”

Già, perchè mentre si scrive si arriva ad affezionarsi talmente tanto ai propri personaggi (specialmente quelli più riusciti) che si finisce per renderli praticamente immortali e, qualora messi alle strette in scene in cui siamo intenzionati a farli morire, finiamo per trovare un escamotage per farli “tornare”. Non dico il protagonista, la cui assenza potrebbe pregiudicare l'andamento della storia (non sempre, ovvio), ma altri personaggi importanti o meno che, per simpatia o altri motivi, finiscono per superare in longevità anche il buon Matusalemme.


Allora... Tutto ciò è un parere puramente personale, poiché chiunque scriva ha bene o male la sua idea in merito al destino dei propri personaggi, però ho avuto diversi esempi di lettura, in cui ho notato la propensione dello scrittore al rendere praticamente immortali i propri personaggi (Tolkien docet), e ciò rende, secondo me, poco reale una storia (anche se in chiave Fantasy) e comunque abbastanza prevedibile.

 Eccola, è lei! E reclama il sangue del tuo personaggio più riuscito!

Come ho detto in precedenza, quando si scrive, si tende a immedesimarsi parecchio nella vita dei propri personaggi, sono come figli, li vediamo crescere, diventare reali e, irrimediabilmente, tendiamo a essere dispiaciuti quando la signora con la falce viene a reclamare il suo tributo.
Ma allora come fare per evitare questa crisi “del buon genitore”? Ovviamente se si è “spietati e cinici” il problema non sussiste, ma se così non fosse?

Essendo un discorso molto soggettivo, ognuno può tirare fuori dal cilindro il suo metodo perfetto, resta comunque il fatto che questo metodo debba essere rispettato dallo scrittore come un dogma, come se fosse un qualcosa che esula dalle sue scelte e, in questo caso, spiegherò come sono riuscito a risolvere nella costruzione della mia storia...

LA MORTE NEL MIO MONDO

Ero a metà stesura del mio secondo libro, quando mi accorsi d'essere entrato in pieno nella sindrome del buon genitore... La morte di alcuni dei miei personaggi non era lontanamente contemplabile... E ciò non andava affetto bene.
A quel punto mi sono chiesto: “Beh... Il concetto di morte e del 'dopo morte' l'ho già spiegato... Però avrei bisogno di creare alcune regole per definirlo, valide sia per la storia, che per me in quanto scrittore.”
E qui mi sono scervellato un po', alla ricerca di regole coerenti per descrivere la morte nel mio mondo, che ora andrò a esporre per farvi capire...
Dunque... Non starò a spiegare proprio tutto, perchè 
altrimenti mi ci vorrebbe più di un post e non mi conviene, ma il concetto è piuttosto semplice: 
Ogni essere vivente possiede un'anima, chiamata Anima Eterea, composta da “Etere” (l'energia di cui è composto il mondo e di cui la magia si alimenta.) e di “ricordi”, legati prettamente al possessore dell'Anima Eterea. Esiste un luogo, chiamato “Prufunda”, dove le anime dei morti vengono risucchiate, centrifugate, svuotate dei ricordi e “purificate”. Alla fine del lungo viaggio di “centrifugazione” le anime ritornano nel mondo sotto forma di “Etere puro”, alimentando un ciclo continuo ed eterno. Piuttosto semplice.
Il mio secondo passo è stato “regolamentare” il funzionamento del Prufunda con dei “Principi”, i quali, anche nella storia, prendono il nome dei “5 principi di Prufunda”.
In soldoni:

1 – Tutte le anime eteree, prima o poi, finiscono nel Prufunda, senza eccezione.

2 – Il Prufunda purifica le anime eteree dai ricordi di quando esse restavano nel mondo reale. Una volta purificate, le anime tornano nel mondo reale, mentre i ricordi rimangono nel Prufunda per alimentarne il moto perpetuo.

3 – Il Prufunda non tiene conto di cose entra o esce, purchè sia mantenuto l'equilibrio. (Seguirebbe altra spiegazione per aprire un varco, ma è inutile ai fini del post.)

4 – Il Prufunda non esiste né può essere collocato in nessuno dei tre piani (concetto che evito di spiegare per comodità), poiché i ricordi non possono essere definiti con nessun canone magico.

5 – Il Prufunda si attiene alle regole che esso stesso si è creato, esulandolo dalle leggi del mondo reale.

Così, con queste regole e impostazioni, ho deciso il “dopo morte”, ma questo è il “come” funziona la morte dentro alla storia, e non come risolvo il problema della sindrome del buon genitore... 
Beh, per quella ho usato un metodo più terra terra.

SCONFIGGERE LA SINDROME DEL BUON GENITORE

Dopo aver per bene definito ogni aspetto della morte e del “dopo morte”, ho creato uno “specchio” della stessa per me, in quanto scrittore, e ogni volta che mi trovo a usarlo, non c'è trippa per gatti...
Un semplice quaderno, un block notes, in cui scrivo, prima della stesura del libro, i personaggi che devono morire e in che modo (No, non mi sento Light Yagami, ma il concetto è lo stesso). Ogni volta che un nome viene scritto su quel quaderno... La morte è inevitabile! 

Usarlo può arrecare dipendenza... Ma anche soddisfazioni!


Tutto questo può sembrare un poco assurdo, e magari anche infantile, ma vi assicuro che come metodo non è male e, anzi, è parecchio efficace. Però ognuno deve avere il suo di metodo, questo era solo un suggerimento.
L'importante è non lasciarsi prendere troppo dal sentimentalismo, ed essere nello spirito giusto per poter uccidere anche il nostro personaggio meglio riuscito. Non contano i sentimenti! Se la storia esige il sangue di quel personaggio per migliorare, così deve essere! La storia viene sempre prima dei personaggi!
Per esempio, certi miei amici usano un metodo che non condivido, ma che per loro è essenziale: Tirano a sorte. Eliminano dalla lista personaggi che “servono”, e poi tirano a sorte da un barattolo il nome del personaggio che deve morire. Io non condivido perchè ciò non ha pianificazione, ma può essere un metodo divertente e imprevedibile.

Uno può aver bisogno di un metodo o meno, l'importante è aver ben chiaro il perchè si usa o no. Beh... Sbizzarritevi!

Beh... Penso di aver detto quasi tutto sul come trovare un buon metodo per impedire ai nostri personaggi di non morire mai, e con questo chiudo: Un saluto a tutti!

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