Tempo
addietro passavo (male) il tempo a “spippolare” su FacciaLibro,
guardando le tante foto divertenti e demenziali che circolano sugli
infiniti gruppi. Un click tira l'altro, la mente intorpidita dal
nulla fare, ma a un certo vedo un fumetto di un personaggio d'una
serie televisiva ben conosciuta e famosa, e leggo:
“Salve,
sono Troy McCluere, e voi state leggendo questa frase con la mia
voce!”
“Wow!
È vero!” mi son detto, pensando istantaneamente a come avrei
cominciato il mio prossimo post (questo, ovvio).
No,
non parlerò certo dei Simpsons, ma d'un altro argomento molto
importante nel mondo della scrittura, un'enorme buccia di banana su
cui scrittori affermati ed esordienti allo sbaraglio scivolano
continuamente, rischiando di spaccarsi il cranio e perdere la (poca)
materia celebrale in esso contenuta. Di che parlo!? Ma ovviamente dei
Dialoghi!
Ho
affrontato argomenti su come creare un buon personaggio e un buon antagonista, farli essere coerenti, farli bucare la pagina, farli
vedere al lettore, ecc... Ma per quanto riguarda la “voce” dei
pargoli che alimentano le nostre assurde storie, non ho speso che
poche parole, e in questo post cercherò di snocciolare per
bene un argomento tanto delicato quanto importante, poiché (a
meno che non si creino personaggi muti) la voce e il modo di
esprimersi è altresì importante per i nostri personaggi
quanto l'enorme spadone che brandiscono nel bel mezzo della mischia.
Quindi mettetevi comodi e aprite i Pop-Corn... Sarà un post un po' lunghino...
Per
riuscire a spiegare bene un argomento piuttosto vasto come quello dei
dialoghi e della voce, ho necessariamente bisogno di dividere il
tutto in paragrafi:
- PARLAMI E TI DIRÒ CHI SEI.
- SARÒ PUR BRUTTO, MA EFFICACE.
- NON PERDER TEMPO, SIAMO NEI GUAI, NON VEDI!?
- CHI HA PARLATO?
- LA MAMMA MI HA DETTO CHE QUANDO PARLO DEVO STAR FERMO!
- STORIA D'UN EDITORE CHE CADDE IN DEPRESSIONE LEGGENDO IL DIALOGO SCRITTO DA UN ESORDIENTE INCAPACE.
Sì...
Vi sto prendendo un po' in giro, ma più o meno i paragrafi,
anche se con titoli un po' bislacchi, riflettono bene i sei punti
fondamentali per costruire dei buoni dialoghi e, soprattutto, per far
sì che i nostri personaggi siano convincenti fino in fondo, e
non solo ammassi di muscoli e bellezza impacchettati in spigolose
armature nere, che zitti e sorridenti spaccano culi e crani di troll
in ogni dove. Insomma... Fondamentalmente i sei punti sono: Uso del
linguaggio, impostazione del dialogo, ritmo, differenziazione dei
dialoghi, AZIONE (non l'ho scritto maiuscolo a caso), e impostazione
“editoriale” d'un dialogo. Ma andiamo a tradurre il tutto in un
linguaggio comprensibile anche per uno dei tanti troll che
puntualmente vengono pestati a sangue dal nostro (per ora) muto
cavaliere.
Un dialogo scritto male, fa più o meno questo effetto.
- PARLAMI E TI DIRÒ CHI SEI.
Per
spiegare questo punto (come sicuramente per gli altri), partirò
da un esempio pratico.
Situazione:
Dialogo tra un contadino e uno scienziato.
“Rifiuto
assai caldamente il vostro modo di espormi la situazione, messere...”
“Per
quale motivo, se posso chiedere, signore?”
“Non
sono per nulla certo e sicuro del fatto che l'uomo possa elevarsi al
tal punto, o almeno nel secolo attuale e con gli attuali mezzi...
Ritengo più opportuno ritentare con fonti energetiche
alternative...”
“Io
credo invece che ciò non sia sola utopia, signore...
L'invenzione del motore internucleare a banane sia un'ottima risorsa
per l'umanità, e credo altresì che ben presto vedremo
sorgere nuovi mondi popolati da noi uomini!”
“Può
essere, messere, ma sono assai scettico sul fatto che semplici banane
possano alimentare la fissione all'interno d'un nocciolo di spinta a
tal punto da sollevare una nave fin oltre il palmo della mia mano...
Sono altresì convinto che se trasmutassimo il meccanismo di
fissione, utilizzando le papaye, la propulsione iniziale ne
risulterebbe più avvantaggiata!”
Allora...
Lasciamo perdere il dialogo piuttosto assurdo e forzato... Ma siete
riusciti a capire chi è lo scienziato e chi è il
contadino? Io credo proprio di no. E perchè? Perchè per
quanto uno scienziato possa parlare anche a quella maniera, un
contadino non può farlo, a meno che il suddetto contadino,
prima di cominciare la sua carriera di contadino, non avesse
intrapreso approfonditi studi di “fisica bananistica” in grado di
giustificare un tale lessico e una tale conoscenza.
Riproviamo:
“Io...
Io non c'ho capito un tubo...”
“Per
quale motivo, se posso chiedere, signore?”
“Se
l'uomo c'aveva le ali volava, ma non ce l'abbiamo, e che ci si va a
fare su per le stelle? Per me tu c'hai preso un bel sasso sul
groppone!”
“Io
credo invece che ciò non sia sola utopia, signore...
L'invenzione del motore internucleare a banane sia un'ottima risorsa
per l'umanità, e credo altresì che ben presto vedremo
sorgere nuovi mondi popolati da noi uomini!”
“Mah...
Banane, papaye, e carote! È un'ora che tu mi parli di frutta e
missili! Facciamo così: Te ora la mi levi i piedi dall'orto,
che c'ho da innaffiare! Sennò ti faccio vedere io come la si
usano le banane, se non per fame!”
Beh...
Ora credo si capisca piuttosto bene chi è chi.
In
soldoni... Ora non dico di stereotipare per forza di cose un
personaggio, non è assolutamente detto che un contadino debba
per forza parlare come uno zotico ignorante, anzi, magari il lettore
può essere colpito dal fatto che un contadino riesca a tener
testa a uno scienziato in una discussione di scienza, però poi
andrebbe spiegato perchè il suddetto contadino si intende più
di scienza che non di patate e verdure... Altrimenti la cosa diventa
poco credibile.
Insomma:
Abbiate sempre ben presente le parole che mettete in bocca ai vostri
personaggi! Un bambino parlerà come un bambino, un nobile come
un nobile, un contadino come un contadino, e se ci sono le eccezioni,
che siano credibili e spiegate.
- SARÒ PUR BRUTTO, MA EFFICACE.
Questo
paragrafo tratterà di come, più o meno, andrebbe
impostato un dialogo degno di questo nome, ovvero come utilizzare i
giusti metodi per rendere un dialogo parte integrante della nostra
storia. Ci sono varie scuole di pensiero in questo campo, ma io,
personalmente, trovo che il buon vecchio “Disse & Co.” sia il
migliore per non far impazzire il lettore nel tentativo di capire chi
sta dicendo cosa. Perchè i dialoghi, giustamente e per
fortuna, non sono tutti come quello dello scienziato e del contadino,
ma anche semplici chiacchierate, utili o meno alla storia (perchè
sarebbe assurdo, secondo me, che i personaggi parlino solo quando
hanno qualcosa di importante da dire ai fini della storia, non è
molto realistico né credibile), come questo esempio.
Situazione:
Dialogo tra 3 ragazzi.
“L'hai
saputo?”
“Sì,
ho avuto modo di parlarle, e... Mi ha detto tutto.”
“Che
brutta storia, vero!?”
“Lascia
stare... Mi viene l'ansia al solo pensarci.”
“E
tu, che cosa hai fatto quando l'hai saputo?”
“Se
proprio devo dirla tutta... Mi sono messo a ridere.”
“Che
cinico che sei.”
“Vero...
Non hai rispetto proprio per nessuno.”
Potrebbe
anche essere il libro più bello del mondo, un capolavoro, ma
se i dialoghi fossero così... Impazzirei nel leggerlo! Molti
sostengono che mettere “Disse tizio\rispose Caio” sia
antiestetico. Io penso che sia pratico.
Riproviamo:
“L'hai
saputo?” disse Luca.
“Sì,
ho avuto modo di parlarle, e... Mi ha detto tutto.” rispose Marco.
“Che
brutta storia, vero!?” disse Luca.
“Lascia
stare... Mi viene l'ansia al solo pensarci.” rispose Marco.
“E
tu, che cosa hai fatto quando l'hai saputo?” chiese Luca ad
Antonio.
“Se
proprio devo dirla tutta... Mi sono messo a ridere.” rispose
Antonio.
“Che
cinico che sei.” disse Luca.
“Vero...
Non hai rispetto proprio per nessuno.” ribadì Marco.
Magari
non sarà il top, ma almeno ora si capisce chi sta parlando.
- NON PERDER TEMPO, SIAMO NEI GUAI, NON VEDI!?
Argomento
parecchio importante per chi scrive, che deve essere uno dei punti
principali per costruire un dialogo realistico: Il Ritmo. Bisogna
sempre tener conto della situazione in cui i nostri protagonisti
stanno avendo il dialogo, e chiunque scrive, in special modo Fantasy,
deve farsi delle domande: Stanno a un tavolo belli tranquilli? Stanno
camminando? Stanno combattendo? Sono nel bel mezzo d'una fuga?
Spiegarlo,
come al solito, è più facile con un esempio.
Situazione:
Due guerrieri (Mortar & Senma) devono recuperare una sfera magica
da un piedistallo, ma sono circondati da nemici assetati di sangue.
“Oh,
no... Sono dei brutti troll delle paludi oscure!” disse Mortar.
“Dannazione,
non ci voleva. Dobbiamo ucciderli tutti, o non recupereremo mai la
sfera delle banane maledette!” rispose Senma.
[Due
troll caricano i nostri eroi, che si difendono a suon di colpi di
spada, ma altri troll li circondano.]
“Dobbiamo
farci largo fino alla sfera!” disse Mortar.
“Ti
ricordi l'ultima volta che abbiamo combattuto contro questi abomini!?
Ricordati che gli dobbiamo tagliare la testa, altrimenti si
rialzano!” rispose Senma.
“Hai
ragione... Questi mostri saggeranno sul loro collo il freddo acciaio
della mia lama!” gridò Mortar.
In
questo dialogo, oltre a essere pessimo, ha molteplici difetti (a
parte l'aver omesso i fatti che accadono): Non ha ritmo, non è
credibile, e non rispetta i tempi della situazione. Si presuppone che
i due abbiamo ben poco tempo per parlare, e se lo facessero non
sarebbero di sicuro frasi lunghe, inoltre il dialogo spezza
irrimediabilmente una scena che dovrebbe essere d'azione, quindi è
quasi deleterio.
Riproviamo:
“Oh,
no... Sono dei brutti troll delle paludi oscure!” disse Mortar.
“La
sfera!” gridò Senma. “Ammazziamoli!”
[Due
troll caricano i nostri eroi, che si difendono a suon di colpi di
spada, ma altri troll li circondano.]
“Dobbiamo
farci largo fino alla sfera!” disse Mortar.
“Mira
al collo...” rispose Senma.
“Andiamo!”
gridò Mortar.
Già
meglio, direi... Anche se il tutto lascia comunque a desiderare, non
essendoci l'azione e tutti gli annessi e connessi del caso (quello ne
parlerò successivamente). Il dialogo appare più
fattibile, poiché i due, essendo impegnati a combattere, hanno
giusto il tempo di scambiarsi qualche rapida battuta, e non
raccontarsi la storia della loro vita.
- CHI HA PARLATO?
L'errore
più comune che uno scrittore, Fantasy e non, di solito fa
senza nemmeno accorgersene è “L'appiattimento d'ogni voce”,
ovvero: Ogni personaggio parla alla stessa maniera, e il lettore non
sa distinguere chi abbia parlato se non con l'ausilio del “Disse &
Co.”
Prendiamo
la realtà... Ogni persona, bene o male, ha un suo modo di
parlare e di esprimersi, e non dico solo i vari dialetti esistenti in
tutta Italia e fuori, ma proprio del modo di comunicare. Faccio un
esempio famoso, ripreso da 3 personaggi del celeberrimo Star Wars:
Yoda, Luke Skywalker, e Darth Fener. Sono sicuro che al solo
nominarli riuscirete a sentire le loro voci. Ora, non dico certo che
ogni personaggio della vostra storia debba per forza essere
caratterizzato da particolari modi di parlare (specialmente in una
storia con tanti personaggi di passaggio), ma almeno i principali
personaggi. Se ci pensate bene non è poi così
difficile, basterà stare attenti alla storia che il
personaggio ha alle spalle, o comunque avere un po' di fantasia.
Questo errore di appiattire le voci dei personaggi è un errore
comune e fastidioso, poiché chi scrive non si accorge di nulla
(vedendo i personaggi nella propria testa non se ne rende conto), ma
chi legge sì. Questo per evitare un libro dove protagonista,
antagonista, e compagni vari parlano tutti alla stessa maniera, un
effetto orribile.
Oltre al carisma e a tutto il resto, la voce di Fener è una delle più indimenticabili della storia del cinema. "Luke... Ccchhh... Io sono tuo padre... Ccchhh!"
- LA MAMMA MI HA DETTO CHE QUANDO PARLO DEVO STAR FERMO!
Questo,
invece, è un argomento a cui tengo parecchio, poiché è,
secondo me, fondamentale per far sembrare un qualsiasi dialogo, anche
il più futile e riempitivo, come vero e reale. Spesso leggo
dialoghi anche fatti bene, ma privi di quel tocco di classe in più,
che li renderebbero favolosi.
Riprendo
il dialogo tra Mortar e Senma, aggiungendo ciò che intendo.
“Oh,
no” Montar roteò gli occhi e digrignò i denti. “Sono
dei brutti troll delle paludi oscure!”
Senma
sguainò la spada rapido. “La sfera!” gridò,
puntando il dito. “Ammazziamoli!”
[Due
troll caricano i nostri eroi, che si difendono a suon di colpi di
spada, ma altri troll li circondano.]
Montar
ansimò, roteando la spada e fissando la sfera che sfavillava
dietro le schiene dei troll avanti a lui. “Dobbiamo farci largo
fino alla sfera!”
Sul
volto di Senma comparve un sorriso sadico. “Mira al collo...”
disse, con voce bassa e raschiante.
Montar
caricò la spada sulle spalle. Un altisonante grido gli vibrò
in gola: “Andiamo!”
Come
potete vedere, ora l'azione è strettamente legata al dialogo
e, inoltre, non ho mai scritto “Disse & Co.” poiché
“lego” l'azione a chi sta parlando, dando quel tocco in più
a una scena altrimenti scarna. Ciò, però, non è
assolutamente legato alla scena in sé, non occorre che ci sia
una battaglia, o che accada qualcosa attorno ai personaggi, potete
scrivere anche di una normale conversazione al tavolino, aggiungendo
piccoli particolari: Mani che si muovono, sguardi, gesti, ecc. Oltre
a fornire informazioni con le “parole” dei personaggi, grazie
alla descrizione dei movimenti fornirete anche informazioni su un
eventuale stato d'animo, senza necessariamente dire “è
arrabbiato\triste\indeciso, ecc.” (ricordate il post su Show don'tTell?). Provate a guardarvi mentre parlate con qualcuno dei vostri
amici, o chiunque altro... State fermi mentre parlate? Siete come
statue di sale? Non credo proprio, ed è proprio questo
realismo che fa la differenza tra un dialogo fatto bene, e un dialogo
fatto bene ma fatto meglio. Azione, gente, azione!
- STORIA D'UN EDITORE CHE CADDE IN DEPRESSIONE LEGGENDO IL DIALOGO SCRITTO DA UN ESORDIENTE INCAPACE.
Beh,
devo anche parlare del lato editoriale della cosa, poiché
(purtroppo) gli editori sono coloro che decideranno se pubblicare o
meno il vostro mucchio di cavolate e farvi guadagnare (poco).
Do
per scontato che abbiate scritto bene la storia, così come i
dialoghi, ma cosa manca? Un impostazione decorosa, una... Cornice.
È
totalmente inutile, se fate le cose per bene, però è
una cosa in più che mi preme spiegare.
Prima
cosa: Avrete visto nei libri come vengono usate le varie
punteggiature, c'è chi usa << >>, - -, “ ”, '
'... Bene, a voi la scelta, c'è poca differenza (tanto in fase
di un eventuale editing sarà l'editor a decidere),
l'importante è che differenziate la scelta della punteggiatura
in base a: Parlato, pensiero, altre tipologie (Per esempio, nel mio
libro, ho 3 tipi di punteggiatura: Per il parlato, il pensiero, e il
dialogo telepatico). Ciò evita di mandare in confusione il
lettore.
Seconda
cosa, così scontata da essere a volte dimenticata, ma
importante: Ogni volta che la “palla della parola” viene passata
da un personaggio all'altro, bisogna andare a capo, mentre se è
lo stesso personaggio a parlare bisogna cercare di restare nello
stesso paragrafo, a meno che tra la prima frase di dialogo e la
seconda non sia trascorso troppo tempo.
Terza
cosa: L'uso della punteggiatura “interna” al dialogo va usata per
bene. Di punti esclamativi e interrogativi (! & ?) ne basta uno!
Di punti nei “3 puntini” (...) ne bastano tre! Se volgiamo far
avere il tono semi interrogativo alla frase si usa l'esclamativo e
l'interrogativo assieme (!? oppure ?!), ma solo uno! Se l'editore
legge frasi tipo “Evviva!!!! Cosa??? Ehm........ Dicevo!!!??”,
butterà via il libro all'istante.
Quarta
cosa: Se spezzate la frase per aggiungere un'azione, esempio:
“Ero
così ubriaco” disse Frank, grattandosi il mento. “Che sono
caduto come una pera sul letto.”
Come vedete nel primo spezzone non
c'è punteggiatura di chiusura, poiché la frase non è
conclusa. (Questo non lo fanno tutti, e non è errore fare
diversamente, ma è, secondo me, più carino)
Poi
ci sarebbero altre piccole regolucce, ma talmente futili e
prettamente estetiche che le passo volentieri, l'importante è
comunque essere “ordinati” abbastanza da non far rimbecillire
l'editore (e il lettore) durante la lettura di un nostro dialogo.
Beh...
Mi pare di aver scritto abbastanza su un argomento vasto come questo,
e credo (e spero) di essere stato chiaro ed esaustivo. Inoltre, se vi
è piaciuto l'articolo, condividetelo sulla vostra pagina FaceBook.
(Vorrei arrivare a 200 Download a metà mese se possibile,
siamo a 160 circa, e un po' di pubblicità non guasta mai).
Poi,
per chi di voi non l'ha ancora fatto, un bel “mi piace” sulla mia
pagina FaceBook non sarebbe male. Poi, se volete che scriva post su certi argomenti che vi incuriosiscono, non esitate a scrivermelo in bacheca.
Alla
prossima, e un saluto a tutti!
Bello il post, mi trovo d'accordo su tutta la linea: se non sei un genio come Lovecraft, i dialoghi sono essenziali. Però volevo fare due appunti, se me lo concedi:
RispondiElimina1)per quanto riguarda il "Disse & Co." è bene che rimanga tale, senza terribili aggiunte tipo: disse con audacia, rispose con fermezza, Urlò disperatamente. Queste cono cose che vengono fuori dal contesto.
2) Alla quinta parte, quando parli del "tocco in più", dell'azione durante il dialogo... lì bisogna fare molta attenzione. Si corre il rischio di "strafare" (scrivendo un'azione dopo ogni affermazione diventa illeggibile il testo) o di essere ridondanti, cioè di sottolineare azioni così scontate che già dal dialogo risultavano evidenti (es. in un dialogo a tre è naturale immaginare che i due che ascoltano guardino colui che parla, senza doverlo sottolineare ogni volta).
In fine, cosa più importante, nei dialoghi ci vuole "orecchio". Ed è curioso che molti scrittori affermati, anche quelli che studiamo a scuola, abbiamo un pessimo orecchio per il dialogo.
Hai perfettamente ragione, Salvatore. L'orecchio è indispensabile per scrivere un buon dialogo senza annoiare chi legge, troppo spesso mi son trovato a leggere libri belli, ma con dialoghi insulsi e a volte deleteri per la storia. COsì come hai ragione sul discorso Disse & Co. (Io non uso avverbi a prescindere, solo nei dialoghi) perchè aggiungere un disperatamente\animatamente\ecc. è inutile, se il personaggio esprime di per sè il suo stato d'animo.
EliminaPer le azioni mi sono dimenticato di scrivere di non strafare, è vero, ma credo che chiunque sia in grado di mettere su due righe di dialogo decenti abbia un minimo d'occhio e (giusto per ribadire) orecchio per quello.
Comunque grazie 1000 per il tuo commento, a presto!
Ciao! Ovviamente mi sto accingendo a scrivere un fantasy ("ma non mi dire?"). Iniziai tempo fa e mi documentai proprio su come far dialogare i propri personaggi, ma anche l'autore. Mi spiego: lessi diversi forum e pagine web dedicate (ce ne son milioni ormai) ma una in particolare mi colpì, poichè consigliava di eliminare quasi completamente il ''disse''. Utilizzo il tuo stesso metodo:
RispondiElimina[...] "È qui che voglio stare..."
"Non dovresti passare tutto il tuo tempo ad osservare quel pero, John." Jake fece irruzione nella stanza. John pensò di esser davvero immerso fino al collo in quei pensieri se addirittura non lo aveva sentito entrare. "Mi.. mi hai spaventato."
"Ti ho risvegliato, magari" Jake si appuntellò alla colonna, incrociando le braccia e inarcando un sopracciglio.
Ecco una cosa del genere. I due personaggi rimangono comunque ben distinti anche se, a lungo andare probabilmente, se il dialogo diventa troppo lungo il lettore si incasina e si ritrova a rileggere 4 o 5 volte lo stesso paragrafo.
Certo, un ''disse'' ogni tanto ci sta, però personalmente approvo questo tipo di scrittura nel dialogo... che ne pensi?
Lisa
(dalla Toscana :D)
Salve conterranea ^^
RispondiEliminaBeh, come giustamente dici tu eliminando del tutto i "Disse & Co." si rischia di incasinare chi legge, ed è vero... Quando si crea un dialogo bisogna sempre ben tenere presente chi parla e cosa dice. Io non dico certo di eliminare tutti i "marcatori" di dialogo, però avere la sfilza di "disse\rispose\asserì\ecc." può essere alla lunga noioso, oltre che poco carino. L'importante è saper bene organizzarsi.
Comunque buona fortuna per i tuoi scritti!