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mercoledì 17 aprile 2013

DENTRO IL RIPOSTIGLIO... INTERVISTA A SUSANNA CASCIANI.


Salve a tutti.

Tanto tempo è passato da quando ho rimesso mano al blog, ma ho avuto tanto da fare, l'estate si avvicina, e ho dovuto finire parecchi lavori lasciati a metà. 

Ma ora, dopo tanto tempo, torno a imbrattare questi lidi d'inchiostro e pixel, ma non sarò io a parlare, bensì una mia cara amica, alla quale ho dedicato questa intervista...

Tra parentesi... Le risposte, in rosso, le ho lasciate così come sono state scritte, come piace a lei: Di getto, e senza correzioni...

La protagonista della nostra intervista è una famosa Blogger, Susanna Casciani, proprietaria della pagina 'Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore'.

Un'intervista nata da un'idea venuta fuori un timido sabato sera di Aprile, di quelle serate caldo\fredde passate di fronte a un bicchiere di vino e quattro chiacchiere in compagnia. 
(Sto scherzando... In realtà l'ho minacciata per avere questa intervista, ma facciamo finta che non sia così...)

Da queste righe in poi non scriverò più, ma lascerò parlare 'l'intervista'. Quindi chiudo come di consueto faccio, così da lasciare tutti i 'riflettori' su chi è giusto che parli: 

Seguitemi sulla mia pagina Facebook, e... Un saluto a tutti!

Da qui incomincia la parte seria: Inforcare gli occhiali, sgranchirsi la gola e sistemarsi la cravatta.
Iniziamo con qualcosa di semplice per scaldarci un po'...


Questa immagine non c'entra nulla, ma ci stava più che bene...

1- Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore... Nome lungo per una pagina Facebook che raccoglie numerosi fans, ma parliamo un po' di chi dietro a quella pagina sta, Signorina Susanna Casciani. Io ti conosco, ma la maggior parte di coloro che ti leggono no, o almeno conoscono solo lo specchio che riflette ciò che sei attraverso la tua pagina... Chi o cosa c'è dietro la pagina Facebook che ogni giorno si accaparra una bella fetta di cyber pubblico? Chi è quell'ammasso di carne, sangue, ossa e anima che sta dietro i pixel di Facebook?

"Il nome è lunghissimo, e in realtà odio il fatto che nel titolo ci sia la parola "cuore". E' una parola che scrivendo cerco di evitare il più possibile. Ma ora provo a risponderti.

La signorina Susanna è stata, tanto tempo fa, una bambina abbastanza sfigata (solite storie: non mi considerava nessuno, non mi invitavano ai compleanni, non mi rivolgevano quasi mai la parola, non ero mai abbastanza carina o simpatica ed ero secca da far impressione). 

Dovendo passare la maggior parte del suo tempo da sola, tra le scartoffie di sua madre e il sudore di suo padre, fantasticava di essere un'altra, una completamente diversa, e si inventava mondi lontani in cui quelle come lei andavano bene, anzi, benissimo. 

Le è toccato crescere, poi, come a tutti, ma si è portata dietro quell'insicurezza che non può non impossessarsi di qualcuno che ha ricevuto pochi sorrisi per troppo tempo. 
Adesso è quella che è, e non si rimprovera più così tanto. Ma non farmi rispondere quelle cose assurde tipo "è sincera, sensibile, timida etc. etc.", non avrebbe senso. Ogni giorno, essendo appunto un ammasso di carne e di ossa (più che altro) e anima, lei ha milioni di facce, non tutte divertenti. Proprio no.

Di certo è capace di ridere, cosa che da quello che scrive non si direbbe. E cerca di tenere con sé i ricordi che sanno di vita al limone, come quella volta in cui suo padre le disse che era fiero di lei piangendo, o come quella volta in cui suo fratello le dedicò una canzone mentre erano seduti sul letto in un pomeriggio caldissimo di giugno. Non è niente di che, la signorina Susanna, e a volte fa fatica a respirare pensando a quanto sia facile morire e a quanto sia difficile vivere.
Tutto qui. 
Ogni giorno prende due pullman per andare a lavoro, perché ha paura di guidare. Cammina tanto, camminare le piace da morire. Mentre cammina diventa più forte, anche se può sembrare assurdo. 

La signorina Susanna si sente come una stanza in cui due persone hanno fatto l'amore tutta la notte, una stanza da cui quelle stesse persone sono appena uscite. Una stanza con la finestra socchiusa, le persiane che lasciano a malapena entrare il sole."

2- Che io ricordi, nei tempi antichi del fuoco acceso sfregando due pietre, e quando Facebook consisteva nel disegnare animali e scene di caccia sulle pareti delle caverne, tutto nacque da un normale blog, fino poi a sfociare nel successo  che sappiamo... Come andò la storia? Che ti saltò in mente quel giorno che ti mettesti a schiacciare i tasti del tuo computer? Perchè sentisti l'esigenza di riporre i tuoi pensieri nel mare di internet? In pratica... Chi te l'ha fatto fare?

"Bella domanda!
CHI ME L'HA FATTO FARE? 
Quando avevo 16 anni aprii un blog. Si chiamava "Nevrosi di un'anima complicata" (ok, ho dei problemi con i titoli).
Ricordo che era molto frequentato, fin troppo, tanto che alla fine mi stancai di stargli dietro e chiusi tutto. Perdendo quasi due anni di pezzi scritti lì sopra. Continuai a scrivere sotto altro nome su una piattaforma meno conosciuta, poi verso i 20 anni smisi completamente. Per 4 anni che a ripensarci adesso mi sembrano infiniti non ho più scritto niente. Non solo su internet. Da nessuna parte.
A 24 anni, dopo aver passato un periodo abbastanza difficile, sentivo di nuovo qualcosa dentro. Qualcosa che per troppo tempo avevo spento. Per anni non c'era più stato niente che mi toccasse sul serio. Mi ero persa, e la prima cosa di me che avevo barattato con il "vuoto" era stata proprio la scrittura.
Allora decisi di riaprire un nuovo blog, ma le cose erano cambiate. I blog non erano più molto frequentati, così iniziai a scrivere sul mio profilo di facebook, ma la gente mi prendeva per pazza. O scema. O depressa. O emo. Va bè.
Un giorno scoprii che esisteva la possibilità di aprire una specie di pagina anche su facebook, e così ci provai. "Così la smetto di rompere l'anima ai miei amici", mi dissi. E così feci: cliccai su "apri pagina", scelsi "Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore" perché a quel tempo mettere in un ripostiglio il cuore e ricominciare a smettere di sentire era la cosa che mi terrorizzava di più.
E poi è iniziata l'avventura, perché è questo che è. Anche un po' pericolosa, a volte."

3- Hai sempre detto che dietro alla pagina in sé, vi è un personaggio che bene o male “reciti”, la ragazza innamorata che soffre o gioisce per amore. Non è mai stato il mio genere preferito, e questo te l'ho sempre detto, ma considerando tutto, è un argomento che raccoglie in sé parecchie sfumature per raccontare e raccontarsi. Molte delle persone che ti leggono si identificano in ciò che scrivi, e devo dire che scrivi parecchio, e spesso in modi differenti e originali, arrivando alla “pancia” del lettore. Come ti vengono fuori queste cose? Qual è il pensiero creativo che ti guida?

"Non è che recito un personaggio, ma di certo non amo dare in pasto pezzi del mio presente a più di 100.000 sconosciuti. Sapere che una cosa l'ho già vissuta, che è lontana nel tempo da me, mi fa sentire più "generosa". Non c'è niente di particolare che mi fa iniziare a scrivere. Sento qualcosa all'altezza della pancia che si smuove e capisco che ho dei pensieri attorcigliati che vanno districati. A volte basta un'immagine, una canzone, una frase particolare sentita per caso in un negozio, uno sguardo. Non saprei. So che in certi momenti, se non scrivo, rischio di fare dei casini. Di iniziare a piangere, a urlare, a cercare un pretesto per farmi un po' male.

Scrivere per me è un vizio, e scrivere d'amore è una scelta. Non è un genere, per me. E' l'unica cosa di cui voglio scrivere. Non d'amore inteso in senso stretto tra due persone, ma dell'amore in genere. Ho un rapporto complicato con mia madre, ma la amo tanto, e amo scrivere di lei. Amo scrivere della mia infanzia, delle volte in cui ce l'ho fatta anche da sola, dei giorni in cui ho pensato di non farcela.

Credo di andare in sovraccarico emotivo, talvolta, e quindi devo scrivere. Butto fuori qualche pezzo di me, o di quella che avrei voluto essere, o di quello che è stato, o di quello che avrei voluto che fosse successo e poi non è successo.
Adoro descrivere le sensazioni. Se c'è una cosa che penso di saper fare, l'unica, è questa. Descrivere quello che ho provato per non perderlo. Per non dimenticarlo."

3 BIS-  Vampiri, vampiri & sesso, vampiri & amore... Le mode di oggi giorno regolamentano persino il mondo dell'editoria... Ti sei mai lasciata andare all'essere “commerciale”? Mi spiego: Sai perfettamente cosa cercano i tuoi lettori, hai mai postato qualcosa sapendo che sarebbe piaciuta a priori?

"No guarda, non ho idea di cosa piaccia a chi mi legge. Anzi, credo di non averci capito niente.

A volte scrivo cose che mi piacciono da morire e non mi caga quasi nessuno. Poi scrivo una cosa che non mi convince troppo e dopo cinque minuti arrivano 500 "mi piace".

Non ne ho idea, anche volendo non saprei seguire la moda. Non riesco a scrivere a comando, e poi scrivo di me. O sono commerciale io, e sinceramente non so come possa una persona "essere commerciale", oppure non so. 

Non so nemmeno perché ci siano tutte quelle persone a leggermi ogni giorno. Io sono consapevole di non scrivere niente di "sconvolgente", davvero.

Ma è uguale. Io voglio scrivere. 

E scrivo per essere letta, perché ricevere messaggi con scritto "mi aiuti tanto e non hai idea di quante sere mi hai salvato" per me è un sogno, ma non cambio rotta e non cambio quello che penso per essere più seguita. 

I vampiri sono ovunque, il sesso pure. Chi viene da me cerca amore, e questo è quello che ho da dare, che sia alla moda oppure no. (E non lo è. Sai cos'è di moda? Essere stronzi!)"

4- Al momento in cui sto scrivendo questa stessa domanda, la tua pagina conta 167.498 fans... Ti rendi conto i aver creato una specie di “Mostro”!? Quali sono le difficoltà di gestire un così tale numero di “anime”?

"Io ho paura. Seriamente.
Da quando ho aperto quella pagina è successo di tutto: gente che mi ha minacciato di venirmi a cercare, persone che parlano di me nei loro blog e nelle discussioni dei forum (e quasi mai con parole dolci e gentili), un tizio mi ha inviato un pupazzo a casa, e la gente spesso perde il lume della ragione.

All'inizio era facile. Eravamo in pochi e si stava d'incanto. Poi, quando il numerino ha iniziato a crescere, sono iniziati a fioccare i matti. E i troll. E i critici letterari. E le maestrine. Etc. etc.

Ecco, questo lo faccio: sto attenta. 
Prima scrivevo tutto quello che mi veniva in mente, adesso ho messo dei filtri. Non parlo di politica, raramente parlo di personaggi famosi, ho eliminato le parolacce, non parlo di religione, né di attualità. Le due o tre volte in cui l'ho fatto è successa la rivoluzione.

Per il resto basta stare tranquilli. Un sacco di persone vedono quel numero e pensano che io sia una che se la tira, ma al limite io mi tiro la sfiga addosso. Solo che loro non lo sanno, e iniziano a sparare a zero.

Ho ricevuto poche critiche costruttive nel corso di questi anni, e molte (troppe?) offese. Prima ci piangevo. Sì.

Ci piangevo. Che idiota.

Ora lascio correre, perché in genere chi offende ha solo voglia di essere considerato per cinque minuti. Quindi niente, mi concentro su chi ha davvero sentito qualcosa leggendomi, su chi mi legge da tanto e si rivolge a me in modo sincero, ma educato.

Basta dare priorità a chi la merita, e va tutto bene."

5- Molti scrittori, o quasi tutti, finiscono per rimanere “imprigionati” nel personaggio di cui scrivono... Nel tuo caso una pagina. È anche ovvio che questa cosa ti abbia dato soddisfazioni e grattacapi, ma riesci a scindere l'essere Susanna dall'essere pagina? Questa due “doppia identità”, ti ha mai dato problemi? Ti sei mai svegliata al mattino dicendo “Sono Batman!”? 

"Mi sono svegliata un sacco di mattine dicendo "Sono Cogliona!". Quello sì. O anche "Sono un cesso!".
Però diverse notti ho sognato di essere un'eroina tipo Catwoman, vale lo stesso?

Io scrivo di me, e intrappolata in me stessa ci sono già da tempo, secondo me anche da prima di nascere, quindi è tutto ok. Tutto nella norma.

Sono la mia prigione."

6- Si parte con 1 like, poi 10, 100, 1000... Quanto cominciasti ad accorgerti che la tua pagina cominciava a crescere in maniera esponenziale? Che cosa hai pensato in quel momento?

"Dopo poco.
Una volta partii per il mare per tre giorni e al tempo non avevo un cellulare con internet sopra. Lasciai la pagina con qualcosa come trecento persone e la ritrovai con più di mille. Settecento persone in 3 giorni. Feci un salto sul letto e chiamai subito qualcuno che conosciamo bene entrambi e gli dissi "Oh! Hai presente quella pagina che t'ho detto che avevo creato? C'è un sacco di gente all'improvviso...la devo chiudere!".

Ecco cosa ho pensato: "fuggite, SCIOCCHI!"

Poi sono rimasta, e comunque non l'ho ancora capito se ho fatto bene."

7- Qual è stato il momento più bello e più brutto, da quando la pagina esiste?

"Il momento più bello è stato quando mi sono resa conto che chi mi leggeva riconosceva le mie frasi e i miei pezzi in giro per il web.
Mi sono iniziati ad arrivare messaggi ad un certo punto che mi hanno fatto sentire fiera di averci provato.
"Ho letto questo pezzo su una pagina, e anche se non c'era la tua firma ho capito subito che l'avevi scritto tu".

Esiste qualcosa di più bello di sentirsi dire che non sei "in serie", che "ti distingui", che "il tuo stile si riconosce"?

Io non penso nemmeno di avercelo, uno stile, ma mi dicono di sì. E io li ringrazio anche adesso. Grazie per avermi fatto sentire speciale, per una come me è oro puro.

Il momento più brutto è stato quello che in molti lì sopra hanno condiviso con me: il libro rubato.

Scoprire che una ragazza aveva avuto il coraggio di copiare di sana pianta 80 pagine tra quelle che avevo scritto per pubblicarci un libro mi ha fatto sentire veramente male.
Quando l'ho scoperto mi sono sentita sciocca, ho avuto la nausea per giorni. 

Era come se mi avessero rubato un sogno dal cassetto e l'avessero trasformato in un incubo.

Una pubblica un libro con le mie cose al posto mio, e ci mette il suo nome. Il tutto per la modica cifra di 12 euro e 50 a copia venduta. 

Di buono c'è stato che il momento più brutto si è poi trasformato in uno dei più belli. Centinaia di persone mi hanno aiutato a far togliere il libro dal commercio, hanno contattato la casa editrice, hanno contattato me dicendomi di non mollare.

Dicono che i veri amici si vedono nel momento del bisogno, e non è che chi mi legge sia mio amico, ma io in quel caso avevo davvero bisogno, e ho sentito calore anche attraverso questo schermo asettico."

8- Ogni giorno ti metti al computer, o al cellulare, e butti giù pensieri e parole da condividere con l'etere e il tuo pubblico. Molti dei “Paginari di Facebook” trovano (credo) difficile mantenere “viva” la propria pagina, e fare in modo che venga seguita, condivisa, che cresca... Hai mai ceduto al pensiero: “È già un po' che non butto giù qualcosa, devo scrivere per mantenere viva la pagina!”?

"Ma sì! Io ci scrivo spesso, ma non per forza. A volte, se non ho niente da dire, pubblico una canzone. O un'immagine. Oppure scrivo un episodio divertente o assurdo che mi è capitato. E' bello anche mantenerla leggera, una pagina. I momenti in cui non scrivo cose che reputo "degne" di essere condivise, alla fine, sono quelli in cui mi diverto di più.
Le persone tristi (perché lì sopra ce ne sono tante) ti sono grate se gli regali un sorriso o se gli regali un pezzo di te, anche se non è niente di trascendentale.

Non soffro l'ansia di dover scrivere sempre pezzi fantastici, anche perché altrimenti avrei già chiuso tutto da un po', visto che mi piaccio di più quando scrivo "ciao, oggi non ho fatto la cacca" di quando scrivo qualcosa di più 'serio'."

9- Si dice: “Più successo, più nemici.” Condividi questa frase, rapportandola alla tua pagina?

"Porca vacca! (si può dire in tv???)
E' vero. A me sembra impossibile, ma è vero.

Io non attaccherei mai qualcuno solo perché ha una pagina abbastanza seguita su facebook, ma davvero ci sono persone a cui non va giù. A me verrebbe voglia di chiedergli cos'hanno, cosa gli è successo, se stanno bene, se gli sembra normale, se dopo si sentono meglio...ma tant'è.

C'è a chi dà fastidio che mi facciano i complimenti, c'è chi mi scrive con aria stizzita che "non sono più quella di un tempo" e io vorrei dire "menomale, perché sono passati tre anni, e se fossi sempre uguale vorrebbe dire non aver fatto nemmeno un passo in nessuna direzione".

C'è chi non sopporta che io scriva solo d'amore, chi mi dice che sono banale, chi mi dice che sono il corrispettivo femminile di Fabio Volo (anche se aspetto ancora le palanche che ha guadagnato lui, e non arrivano, non capisco perché!).

C'è chi mi dice "mi piace quello che scrivi, ma non mi piaci tu" come se leggere qualcosa avesse a che fare con il conoscere chi l'ha scritto.

C'è chi mi ha dato della "maestrina di provincia", chi della "porcona" perché in tre anni ho scritto troppo spesso "mi tocca le gambe" e "fare l'amore". 

C'è chi mi ha dato della depressa, chi mi ha detto di ammazzarmi, chi mi ha detto che chiunque potrebbe scrivere quello che scrivo.

Certe cose continuano a ferirmi, è normale, ma ho capito che il 90% delle offese che ricevo sono dovute all'astio provocato dal vedere che il mio nome gira in rete più di quanto io stessa mi sarei mai potuta aspettare, quindi inizia a fare meno male.

Inoltre le soddisfazioni e le persone che si sono affezionate a quello che scrivo sono in netta maggioranza, e riescono a spazzare via tutte le cattiverie e il veleno che i più annoiati spargono ovunque.

E poi una cosa la devo dire. Magari non scrivo niente di che, ma non credo che chiunque potrebbe scrivere quello che scrivo io. Forse l'argomento sarà sempre lo stesso, ma io lo descrivo a modo mio. E nessuno ha lo stesso modo di altri. Nessuno. A meno che non sia la brutta copia di qualcuno."

10- Questa domanda te l'avrò già fatto decine e decine di volte, ma non finirò mai di ripetertelo: Con una portata di pubblico del genere, ti rendi conto di poter scrivere un libro e venir pubblicata senza problemi? Dì la verità: Stai lavorando in gran segreto a un nuovo best seller, magari di notte, nella tua stanzetta con tanto di casco da minatore.

"Ahahahahah! Bellina sì! 

Ho provato a scrivere una storia, ma non è la mia strada. Non credo. 

Mi piacerebbe, un giorno, riuscire a scrivere una raccolta di racconti. Quello sì, ma per adesso non ho niente di concreto tra le mani, a parte 79 cartelle iniziate e mai riempite a dovere.

Non mi interessa davvero scrivere qualcosa che non mi convince solo perché "sarebbe il momento giusto". 

Ho il mio lavoro, le mie cose, e stare tranquilla è la mia priorità. Se un giorno mi verrà naturale provarci, lo farò.

Magari quando la mia pagina si sarà autodistrutta da 50 anni e io avrò cambiato nome e mi chiamerò Ariet Grey.
Chissà!"

11 - Ricordo un giorno di tanto tempo fa, in cui eravamo tutti insieme nel classico punto di ritrovo serale. Ci mettemmo a parlare di una scritta su un muro, che recitava “Ti Innamoro”, contemplandone la “poeticità”. Esiste ancora quella Susanna in grado di restare a discorrere del nulla su una frase sgrammaticata scritta sul muro, o si è persa nei meandri della crescita e dell'esperienza?

"Me lo ricordo sì.
Ero ubriaca, e anche te (Sono obbligato: Ebbene sì, mamma, ogni tanto capita... NDR). Anche tutti. 

Quella frase mi ha sempre fatto impazzire, e ogni volta in cui passavo di lì con la bicicletta mi ci fissavo.

Sono sempre quella, sì. 

Per fortuna da una parte, perché tutto sommato mi voglio bene, purtroppo dall'altra perché stare tre ore a parlare su una scritta vuol dire portarsi addosso il peso dei particolari, e a volte non è così semplice.

Ho stampati nella memoria tutti i falò, le cene, le ore passate a parlare di tutto e di niente sulla spiaggia. L'unica cosa che ho imparato a fare crescendo è stata dare più importanza a chi mi vuole bene. 

Da piccola ero piena d'amore, ma lo riversavo tutto su una persona. Ora sono sempre la stessa, sempre piena d'amore, ma ho imparato a farne un uso migliore. 

Continuo a preferire la notte al giorno, le birrerie alle discoteche, le serate in cui per caso ti ritrovi a parlare con qualcuno con cui non parlavi da tempo e ti ci senti vicino come se il tempo non fosse mai effettivamente passato."

12- Alleggeriamo il carico, per giungere alla fine di questa intervista... Voglio 3 libri, 3 film, 3 quadri, 3 città, 3 festività, 3 colori, e 3 elementi della natura. 

"Parto dai libri: La campana di vetro (Sylvia Plath). Invisible monsters (Chuck Palahniuk). Momenti di trascurabile felicità (Francesco Piccolo)

Film: Amami se hai il coraggio. Dieci inverni. Il castello errante di Howl (è un cartone, ma mi ha cambiato l'esistenza).

Quadri: Impressione, levar del sole (Monet). La ragazza alla finestra (Dalì). Le ballerine di Degas... tutte

Città: Londra. Firenze. Boston.
Ce ne posso mettere anche un'altra? 
Lecce.

Festività: Basta stare a casa, poi mi vanno bene tutte.

3 colori: Ne ho solo uno: rosso.

Elementi della natura: Tutto quello che ha a che fare con l'acqua, quindi il mare, i fiumi, i laghi, le pozzanghere, gli stagni, le lacrime, la pioggia, la neve."

13- Qual è la tua citazione preferita?

"E sono arrivata alla conclusione che io non son affatto speciale. Ho semplicemente dovuto affrontare un po' più cose degli altri, un po' prima." (B. Yoshimoto)

14- Dai un consiglio a chi, come te, possiede una pagina Facebook con cui cerca di trasmettere qualcosa. 

"Siate voi stessi!
(Ma che cagata!)

Metteteci più di quanto pensate di avere. Se la aprite pensando "è solo una pagina", non succederà mai niente lì sopra. 

Se la aprite pensando "è solo una pagina, ma io voglio che diventi un pezzo di me" chi passerà di lì si accorgerà che c'è qualcosa in più che brilla, tra le parole che scrivete. 

Io ci ho messo una buona parte di me stessa, lì sopra, e non è stato un gioco raggiungere così tante persone. Ci vuole tempo, ci vuole pazienza, ci vuole costanza, ma soprattutto, è inutile negarlo, ci vuole qualcosa da dire.

E sapere un po' di grammatica non guasta, come non guasta un po' di sana ironia."

15- Salutami qualcuno, e chiudi quest'intervista...

"Questa è una cosa fighissima che avrei sempre voluto fare, quindi grazie!

Saluto mia mamma che mi ha fatto così bella (cit. Articolo 31). 

Saluto la Gaia, la mia canina, che è morta da poco e mi manca come l'aria. 

Saluto le mie amiche, perché senza di loro non ce l'avrei fatta a rialzarmi tutte le volte in cui sono caduta.

Saluto il mare, perché ci penso sempre.

Saluto l'estate che sta per arrivare. 

Poi saluto te, che quando inizi a chiacchierare di qualcosa non ti si ferma più, e hai delle idee folli (tipo questa), ma sei una delle poche persone che conosco che continua ad inseguire i propri sogni, quindi... Ciao Tiziano!"

2 commenti:

  1. Quando incontri qualcuno tra le righe, ti concedi la possibilità di comprenderlo. Grazie.

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