Salve a tutti. Quest'oggi volevo soffermarmi a parlare d'un argomento
piuttosto spinoso, quanto sottovalutato, ma a mio avviso
importantissimo per chi vuole o vorrebbe cominciare a intraprendere
il masochistico impegno di mettersi a scrivere una storia più o meno
lunga. No, non sto parlando di tecniche varie, trucchetti più o meno
necessari per riuscire a buttar giù qualcosa di almeno decente e
decoroso da far leggere ai propri genitori, ma un qualcosa di diverso
e, secondo me, fondamentale per riuscire ad avere perlomeno un'idea
di quello che potrebbe aspettarsi un novizio scribacchino di
periferia.
A migliaia sono i libri e i manuali che sono stati editi e
pubblicati, che parlano del metodo dello scrivere e i sistemi vari
che millantano permettere persino a una scimmia urlatrice di battere
a caso i tasti d'un computer e tirare giù una storia (Come già
dissi in precedenti post riguardanti i manuali e i corsi di
scrittura, parlando soprattutto di On Writing di Stephen King, forse
uno dei migliori), ma oggi questo post non potrà di certo essere
annoverato tra questi, o almeno così spero. Difatti, ciò che andrò
a trattare, proverrà solo ed esclusivamente della mia esperienza
personale accumulata sin da quando ho deciso di cominciare a
scrivere, e soprattutto in questi ultimi tre anni.
Ma bando alle divagazioni... Per dirvi tutto con dovizia avrò
bisogno di raccontarvi in breve una piccola parentesi della mia vita
recente.
Dunque... Come già sapete, se già seguite questo blog da tempo,
sono più di dieci anni che scrivo, e come ogni novizio (Mi ritengo
tutt'ora un novizio, ovvio) ho dovuto cominciare senza basi,
affidandomi solo alla fantasia e alla voglia di voler raccontare
qualcosa di più o meno interessante. Ovviamente non starò a
raccontarvi gli antichi albori di tutto ciò (se non in pillole), ma
la parte degli ultimi anni, quelli più importanti, i quali mi hanno
permesso di capire come “funziona” quella macchina che abbiamo
dentro al cranio, e del perchè molti la ritengano al pari d'un
muscolo da allenare ogni giorno.
"Allora... Quando io ebbi ebbiuto 12 anni... Io avrebbi un cane..."
Allenare il cervello è importante!
Un tempo, anni fa, avevo una vita regolare, un lavoro che mi
costringeva a determinati orari fissi, pause decise, ogni giorno, dal
lunedì fino al venerdì (I week end, ovviamente, non erano inclusi
in tutto ciò, e che diamine!).
Cosa voglio dire con ciò? Chissenefrega direte voi...
Beh... Non proprio. Difatti ho riguardato alcuni dati (E date) di
vecchi files di Nike, di racconti e raccontini, storielle e abbozzi
di libri che poi ho lasciato lì, tutti scritti in quegli anni, e
sapete cosa ho scoperto?
Che scrivevo molto di più quando avevo meno tempo per farlo!
Il lavoro nobilita l'uomo, dicono... Non voglio certo fare
disquisizioni su questa affermazione, né sull'importanza di avere un
lavoro fisso e degli introiti che possono permetterti di portare a
casa il pane (Ai tempi d'oggi, come è ben noto, chi ha un lavoro è
bene che se lo tenga stretto), quello di cui voglio parlare è
inerente al solo scrivere, alla sola materia scrittoria, e come ho
già detto, è solo un punto di vista soggettivo, derivante dalla mia
esperienza.
Dicevo... Avevo un lavoro fisso, e me ne stavo in ufficio dalle 8 di
mattina, fino a mezzogiorno, poi rientravo alle due del pomeriggio e
uscivo alle 5. Ogni volta che uscivo dall'ufficio me ne tornavo a
casa a mangiare in tempi record da gara di mangiatori di hamburger
(Lo so che non fa bene!), dopodichè mi piazzavo al tavolo e non
schiodavo gli occhi dal computer finchè non veniva l'ora di
rientrare al lavoro. Una volta uscito dall'ufficio per la seconda
volta, mi rinchiudevo di nuovo in casa (Di mia nonna) dove avevo il
mio stanzino tranquillo e stavo ore e ore a scrivere come un pazzo
(Ah, per essere chiari... Avevo e ho tutt'ora un'ampia vita sociale,
anche perchè quella serve molto di più dei soldi). Nei week end,
invece, non scrivevo una riga, quasi le vacanze fossero incluse nel
lavoro dello scrivere. Durante le estati la cosa non cambiava, se non
i luoghi in cui scrivevo, e mi fermavo del tutto solo d'agosto quando
andavo in ferie.
Risultato: Nei primi sette anni di scrittura con questi ritmi e orari
ho buttato giù, rivisto, riletto e corretto il primo, il secondo, il
terzo, il quarto e metà del quinto libro di Nike, diversi racconti
più o meno lunghi, tre abbozzi di libro lasciati a metà e (Mi
perdoni il Maestro) la Blasfema Commedia (Che ho dovuto per il
momento abbandonare in quanto i politici nostrani riuscivano a farne
più di quanto io riuscissi a scriverne). Insomma, a mio avviso... Un
ritmo “scrittorio” di tutto rispetto, considerando il lavoro di
background che su Nike ho compiuto.
Ma veniamo alla storia più recente...
Tre anni fa, come si dice dalle mie parti, “Tiltai di testa”,
mollai il lavoro che avevo per trovarne un altro stagionale che mi
permettesse di stare in mezzo alla gente (Il lavoro di ufficio che
facevo non me lo permetteva), ma come ogni lavoro stagionale, il
tempo per scrivere calò drasticamente, arrivando quasi allo zero
assoluto (L'idea di Dorian Curze, però, l'ho avuta e buttata giù in
quel periodo, per poi riprenderla l'anno successivo), e come ogni
lavoro stagionale (Ripetizione voluta), finita la stagione il
lavoro... Puf!
In quel periodo mi dissi: “Beh... I soldi da parte ce li ho per
vivere tranquillo per un bel po'... Potrei tentare di fare solo lo
scrittore... Di certo con tutto il tempo a disposizione che avrò,
scriverò il doppio!”
Mille progetti per la testa, mille idee di me che mi alzavo presto al
mattino per scrivere fino a tarda sera... Contavo di finire la saga
di Nike in meno di un anno, di proporla agli editori, ecc, ecc...
Mi sbagliavo... Mi sbagliavo di grosso...
Sono stato disoccupato per circa un anno e mezzo, la mia vita divenne
sregolata, orari di pranzo e cena sballati, uscite la sera e risvegli
la mattina a orari improponibili, nessuna regola, nessun orario
definito...
Non riuscivo a scrivere mezza riga!
Ricordo che mi mettevo lì per buttare giù qualcosa, ma non ci
riuscivo... Stavo lì a fissare il monitor mezzo in catalessi
cercando di farmi venire un'idea che valesse la pena scrivere, ma era
come se ogni ispirazione e voglia mi avesse abbandonato... Scrivevo
qualcosa, ovvio, ogni tanto, quando capitava, e quando vedevo che
riuscivo a ingranare ci stavo anche delle ore (anche 9 di fila, che
mai ero riuscito a fare)... Dorian Curze divenne libro quando
cominciai a frequentare corsi di lingue e di aggiornamento che mi
davano un minimo (Ma giusto un minimo) di scadenze, ma finchè ebbi
tutto il tempo libero del mondo non c'era trippa per gatti.
Risultato: 2 abbozzi di libro buttati via in 10 giorni, 2 racconti
schifosi e Dorian Curze (Anche se quello venne un po' dopo, come già
detto), e tutto ciò in un anno e mezzo, tempo sufficiente per
scrivere almeno due libri interi! Per fortuna mi rifeci d'estate,
quando ricominciai a lavorare un pochino per i miei genitori, prima
di partire per il Canada e farmi poi 5 mesi in su e giù per la
Spagna (Altra storia che non ha nulla a che fare con lo scrivere).
Adesso, finalmente, ho di nuovo degli orari (E un lavoro), e come per
magia (Visto che in questo blog si parla principalmente di Fantasy)
la cosiddetta ispirazione e voglia è tornata, e sono tornato a
scrivere regolarmente negli orari e nei luoghi a me congeniali...
Come se il mio cervello sopito si fosse riattivato tutto d'un colpo,
ridandomi lo sprint per stare a ragionare sulle cose che mi piacciono
di più...
Tutto questo racconto era per dire che fondamentalmente... Scrivere è
un lavoro, e chi vuole farlo per davvero e ci crede con tutto sé
stesso, non può affidarsi al caso, né al puro e semplice talento
(Per chi ha il vantaggio di averlo davvero). A volte non basta saper
scrivere, ci vuole altro.
Difatti molti o tutti gli scrittori affermati che fanno questo
mestiere di professione, hanno una regola che difficilmente
infrangono. Cito ancora Stephen King per comodità, il quale si
rinchiude nel suo studio a un'ora stabilita e ne esce a un'ora
stabilita (Sia anche per la regola delle 2000 parole), e lo fa tutti
i giorni, senza (quasi) mai sgarrare. (Ovviamente lui si può
permettere di farlo, in quanto, come scrittore famoso in tutto il
globo, guadagna e anche tanto con ciò che fa!)
"Ciao! Sono Stewy King... E anche quest'oggi ho guadagnato più di te!"
Io non dico che chiunque faccia ciò possa diventare uno scrittore
(Se sei una capra, capra rimani anche se sei il più metodico del
mondo), ma quello che voglio farvi arrivare è che se si vuole
raggiungere risultati decorosi bisogna avere la fermezza di riuscire
a gestire il nostro tempo per quanto riguarda lo scrivere. Se si
lavora e si ha poco tempo (Per chi è fortunato di averlo un lavoro)
e si vuole scrivere, bisogna comunque abituare il nostro cervello ad
attivarsi in dati momenti della giornata, a volte maniacalmente in
tali orari e in tali luoghi, cosa che a me non riusciva quando gli
orari erano del tutto sballati, e ora lo posso dire perchè ne ho la
conferma...
Ci vuole la costanza, la pazienza e l'umiltà di mettersi lì e
“allenare” il nostro cervello a funzionare per scrivere (E
leggere soprattutto!) in tali momenti (Beh... Se ci riuscite sempre e
comunque... Complimenti!), e staccare del tutto la spina quando il
momento è passato o non arrivato. Così ho fatto io, e anche se non
sono nessuno (Per il momento... Risata satanica), beh...
È sempre e comunque un'opinione di chi ha provato sulla sua pelle.
Un saluto a tutti!
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