Beh...
Ultimamente sono stato molto occupato con lo studio di nuovi
progetti, nuove idee. Sto pianificando un viaggio d'un mese in
Canada, delle lezioni di scrittura (ebbene sì, forse mi
faranno fare l'insegnante, pensate un po' gli sfortunati allievi!), e
ho ripreso a scrivere una cosa che avevo abbandonato mesi fa, perciò
ho trascurato un po' il blog, ma allo stesso tempo questa piccola
'pausa' mi ha consentito di trovare un po' di tempo per pensare a
come imbrattare questo post, e mi son detto: “Ma sì...
Facciamolo un po' diverso dal solito.”
Come
accade alle volte a chi scrive, mi sono impantanato con l'andare
avanti del quinto libro della saga di Nike... Succede, è
normale, ma dopo giorni di vuoto completo mi sono riavvicinato a un
altro progetto che avevo lasciato perdere mesi fa, sia per un fatto
d'allenamento (per non smettere di scrivere giornalmente), sia perchè
odio lasciare le cose a metà.
Ora...
Nulla di preoccupante, ovvio, non ho certo intenzione di lasciare il
quinto libro incompiuto per mesi: Ho solo bisogno di trovare la
soluzione ottimale per un dato evento, e sono sicuro che la soluzione
perfetta mi arriverà, come sempre capita, in doccia, o mentre
fischietto in macchina, o mentre faccio la spesa, e allora in pochi
giorni risolverò tutto, anche perchè il quinto libro è
a pochi capitoli dall'essere terminato (la prima stesura, ovvio, poi
c'è da correggere, rileggere, ecc.).
Sono
questi momenti che mi fanno tanto amare lo scrivere, perchè mi
fanno spesso ripensare al “perchè” lo faccio, e siccome, a
volte gli scrittori se lo dimenticano e dato che in questo blog ho
solo e sempre parlato di scrittura & affini, vorrei spendere un
post per poter spiegare un po' me stesso, e cogliere l'occasione per
sederci e fare due chiacchiere (No, non sto indossando la maschera di Guy Fawkes), e
soprattutto raccontarvi una storia.
C'era
una volta... No, non c'era una volta.
Sono
sempre stato bravino in Italiano, e a i temi prendevo i voti più
alti della classe, anche se spesso la maestra\professoressa mi
perdonava gli svarioni che ero solito fare: “Troppa fantasia”
diceva, “Devi restare in tema.”.
È
per questa mia “bravura” che alle superiori ho scelto
Elettronica, e all'università Informatica...
Sì,
lo so, demenza senile giovanile. Ma non è il mio percorso di
studi che ha cambiato tutto.
Se
chiudo gli occhi rivedo gli eventi che mi hanno fatto avvicinare al
mondo dei libri e del Fantasy, e li posso mettere in ordine
cronologico. So che capirete ben poco, che sembreranno eventi privi
d'ogni logica e significato per voi, ma per me sono stati importanti,
e sono quelli che mi sono rimasti più impressi, quindi cercate
di immedesimarvi, se potete. Ve li dividerò anche in piccoli
capitoli, a mo di romanzo.
L'arco
di tempo di questi eventi risale ai miei undici anni, fino ai
diciassette, prima dei quali ero solo un ragazzo\bambino vivace e
casinista.
- L'INIZIO DELLA FINE
In
uno dei primi Internet Point aperti in città. Quattro computer
collegati in rete per giocare, cinque mila lire all'ora. I miei amici
stavano giocando a un gioco di guerra e strategia, e io ricordo la
scena di tre fattorie in fiamme, e un orco a due teste che veniva
preso in pieno da un dardo d'una balestra gigante mentre tentava di
scappare su una nave trasporto. Era Warcraft 2: Amore a prima vista
(non per l'orco a due teste, ovvio).
A
casa d'un mio amico. Un enorme serpente contro tre personaggi, tra
cui un biondo dai capelli sparati, vestito di viola, con un enorme
spadone in mano. Una grafica poligonale, i danni subiti dai colpi
espressi in numeri bianchi. “Che schifo di gioco è?” dissi
la prima volta. Era Final Fantasy 7, che era, e tuttora è,
quello che io ritengo il miglior gioco (o storia d'un gioco) mai
creato.
Cloud & Sephiroth... Non a caso di questa precisa immagine ho una riproduzione in quadro, 1,5x1m, in camera da letto.
A
scuola. I miei amici non facevano altro che parlare d'un cartone
animato giapponese: Ranma mezzo. Trovavo assurda la storia, stupidi i
loro discorsi. Uno degli shock più grandi della mia infanzia
fu quando smisero di trasmetterlo senza farmi vedere il finale.
- IL VORTICE
Da
quel momento in poi decisi che se non potevo vedere il finale (Cosa
che poi vidi leggendo i fumetti), potevo crearmelo da solo. I
personaggi dei fumetti diventarono i miei amici immaginari, e nella
mia mente inscenavo battaglie contro di loro, intrecciavo storie,
ingrandivo gli scenari.
Tutto
ciò avveniva nel mio letto, nei momenti precedenti al sonno.
Restavo sveglio e lavoravo di mente, aggiungendo giorno per giorno
particolari, città, e infine mondi. Il mio bagaglio di
personaggi e situazioni si ampliava sempre più, da film,
videogiochi e altri fumetti, mano a mano che passavano le settimane,
i mesi, poi gli anni. Dragonball, InuYasha, Berserk, Saint Seya (I
cavalieri dello Zodiaco), Ken Shiro, Metal Gear Solid, e tanti altri,
che a elencarli tutti dovrei scrivere per ore. Per farmi meglio
capire da chi può: Il creatore di Kingdom Hearts mi ha rubato
l'idea, ma non gli ho fatto causa solo perchè ho ritenuto quel
gioco, e il suo seguito, favoloso.
Mi
ero inventato un mondo mio, dove io ero il protagonista, e gli altri
personaggi miei amici o nemici, e la storia andava avanti senza
soluzione di continuità, e girovagavo tra mondi e universi
differenti, ma quando mi ritenni abbastanza “adulto” da non poter
più continuare quel “gioco”, cominciai a pensare di dover
smettere, ma così non fu. Fino all'età di diciassette
anni ho continuato imperterrito a mandare avanti quel mondo, e ogni
volta che decidevo di smettere, dopo nemmeno una settimana mi ci
ritrovavo dentro, manco fosse un vortice o un buco nero. Dovevo
trovare un modo di finirla.
- PERCHÈ NON LA SCRIVI?
Anni
fa, durante un'afosa estate, quasi per caso, accennai a una mia amica
quelle fantasie, e lei, che aveva una smisurata passione per Fantasy
e fumetti, volle che ogni giorno le raccontassi tutto, sin
dall'inizio. Ero felice e stupito di poter raccontare la mia
storia,che fino a quel momento aveva un solo appassionato: Io. Ogni
giorno, quasi fossero puntate d'un telefilm, sedevamo ore a parlare,
io raccontavo, e lei ascoltava interessata. Era più un
monologo, direi...
Inoltre
mi accorsi che la notte non avevo più bisogno di fantasticare,
finchè raccontavo, il “vortice” aveva smesso di
risucchiarmi, come se a raccontare “liberassi” la mia mente da
ogni cosa. Dormivo come un ghiro.
Quasi
per magia, e con gran sollievo, alla fine di quell'estate riuscii a
dare una fine a quella storia. Ricordo come se fosse oggi come
riuscii a concludere: Nella mia testa la storia si concluse, e alla
fine, sconfitto l'ultimo nemico, tutti i personaggi “uscivano”
dalla mia testa.
Scenicamente
“incanalai” il mio mondo dentro a una pietra (un piccolo quarzo a
forma di prisma) e, il giorno dopo, la regalai a questa mia amica
dopo averle riferito il finale. In pratica le donai il mio mondo, e
le dissi che da quel momento in poi sarebbe stato il suo, se voleva.
La ringraziai per avermi ascoltato, e per avermi consentito di
concludere nel migliore dei modi una storia che andava avanti da più
di cinque anni. Mancò poco che si mettesse a piangere per la
commozione. Davvero...
Questa
mia amica poi mi disse: “Perchè non scrivi la tua storia?”
“No...
Non posso. Non ho tempo. Non ho i mezzi. Non so fare.” risposi io.
Ora...
Purtroppo, la mia amica non c'è più, e non ha potuto
vedere né leggere ciò che mi consigliò di fare
anni fa. Il primo pensiero di mettere su carta le mie fantasie lo
devo a lei.
- LA NASCITA DI NIKE
Qualche
mese dopo aver finito la prima storia, mi resi conto che la notte era
buia e noiosa. Ero abituato ad addormentarmi fantasticando, e il solo
andare a letto per dormire non mi bastava. Resistetti alla
tentazione, e ci provai davvero, ma come se non potessi resistere
m'inventai una nuova storia. Ero più vecchio, e ricordo che la
storia in sé non aveva i risvolti di quando ero più
giovane, non c'erano personaggi di fumetti, né altri di film o
videogiochi, ma personaggi inventati di sana pianta, e già da
quella sbucarono i nomi: Nike, Primo, Arian, ed Endeth.
A
proposito... Spesso mi è stato detto che il rapporto tra Nike
& Arian assomiglia molto a quello che c'è tra Naruto &
Sasuke (credo si scriva così). Per onor di cronaca, ci
possiate credere o meno, nonostante abbia letto tanti fumetti e
guardato parecchi anime, non ho mai letto Naruto in vita mia, e avrò
visto, sì e no, due puntate in TV, ma con scarso interesse.
Comunque,
tornando al discorso: Quella che stavo inventando non era la storia
che ho messo poi su carta, anche se già le somigliava. Era
basata, come l'altra, sull'esistenza di altri mondi, ed era più
un mix tra Fantascienza e Fantasy, che un Fantasy vero e proprio.
- IL DEMONE DI CARTA
Il
giorno in cui decidetti di scrivere lo ricordo bene, e forse l'ho già
scritto in un post precedente. Ero a Bologna, a festeggiare un ultimo
dell'anno con due miei amici. Appena tornati in albergo, dopo la
baldoria, mi sdraiai vestito dentro la vasca del bagno (ovviamente
vuota), e lì, mentre gli altri due dormivano, cominciai a
ponderare. “Mi servirebbe un PC portatile...” Perchè
scrivere a casa non potevo: Troppe distrazioni.
Detto
fatto. Appena tornato a casa mia trovai un portatile su E-Bay a 50
euro, di quelli che vanno con il processore a criceto. Tanto
bastava... Word andava.
Vi presento il Demone che ho dentro, il quale mi impedisce di non imbrattare fogli.
Mi
misi a scrivere, imprigionando finalmente il mio Demone sulla carta,
ma mi resi subito conto dei limiti della mia storia (i limiti
stilistici erano ancora un mistero per me, ma quelli logici no),
dovuti al fatto che: Un conto era creare un pianeta con la mente, e
un conto era descriverlo in maniera convincente, e la mia storia
aveva fin troppi pianeti diversi. Il lavoro sarebbe stato
mastodontico per uno alle prime armi. Decisi allora di rimpicciolire
il tutto a un solo pianeta, poi a un continente. Abbandonai pure
l'idea di mescolare la fantascienza, e mi dedicai solo al Fantasy.
Non
so perchè, ma cominciai a scrivere dal “futuro”, come Star
Wars. Volevo scrivere prima il “dopo”, e poi il “prima”, ma
fu un autentico buco nell'acqua. Arrivai alla fine del primo libro
(dopo aver scritto per mesi centinaia di pagine), e non riuscii a
trovare un finale che fosse per lo meno decente (ancora non avevo
idea di aver scritto qualcosa di assolutamente schifoso a livello
grammaticale, stilistico, ecc.). Alla fine rilessi tutto più
volte, ma non capivo, c'era qualcosa che non andava, ma non vi sto a
dire cosa, vi basti sapere che ho commesso ogni possibile errore che
in questi mesi mi sono prodigato di elencare nei miei post.
Alla
fine lasciai perdere, e decisi di ricominciare tutto dall'inizio, ma
partendo dal “prima”, e stando bene attento a non ingarbugliarmi
più, usando metodi che ancora oggi uso.
Così
nacque Nike & La Luce dell'Imperatore.
Non
so quante volte ho riscritto il primo libro, così come il
secondo, il terzo e il quarto, così come riscriverò il
quinto, ma tutt'oggi conservo il “primissimo” così com'è
stato scritto (quello che parte dal “dopo”), e ogni tanto lo
rileggo per rabbrividire dall'orrore e ricordarmi com'ero prima e
come scrivevo.
Se mai vi è capitato di scrivere per anni, vi
tornerà molto utile conservare i vostri vecchi lavori, vi
renderete conto di quanto la pratica e la lettura vi migliori, giorno
per giorno (e se non riscontrate differenze tra i vecchi lavori e i
nuovi ci sono 2 soluzioni: O siete dei fenomeni, o fate schifo...
Opto per la seconda al sicuro).
Io
di sicuro non sarò un genio, ma scrivo da quasi 10 anni ormai,
e leggo da molto di più... Insomma: Mi ritengo in grado di
mettere 3 parole in fila, e la notte dormo come un sasso.
Quindi...
Tutta questa storia era per dire che tutto sommato sono una persona
normale. Esco la sera, ho tanti amici, e non sono necessariamente un
folle che vive esclusivamente delle sue fantasie e dei suoi scritti.
Certo, la fantasia per me è importante, e nella mia giornata
la scrittura ricopre un buon 20%, forse fin troppo, ma a me va bene
così.
Per
cui, in conclusione: Scrivo perchè ne ho bisogno, perchè
mi sono accorto che se metto nero su bianco le mie fantasie queste
non escono fuori da sole. Poi, il fatto che voglia un giorno
diventare qualcuno in questo ramo è un altro discorso, ma come
amo dire “Bisogna remare.”
Ognuno
ha un motivo per cui scrive, scriveva o scriverà, basta
saperlo e ricordarselo ogni volta che se ne ha bisogno.
E
con questa “perla di saggezza” vi saluto, e vi prometto che da
ora in poi i miei post parleranno solo di scrittura & Fantasy.
Alla
prossima.
Nessun commento:
Posta un commento