"Da
dove ti guardo?" Questa è la domanda da cui oggi voglio partire
per scrivere questo post su un “tecnicismo” che troppo spesso
vedo ucciso in tanti, tantissimi racconti e libri. Eh, sì...
Perchè oggi voglio prendere una bacchetta di legno, mettermi
occhiali tondi sul naso e cappello a tre punte in testa e fare un po'
il maestro, per dilettarmi a scrivere d'un argomento che poco ha di
Fantasy, ma che tanto ha di Scrittura: Il punto di Vista, comunemente
detto POV (Point of View)
Giorni
fa, dopo aver finalmente attivato la mia carta di credito, ho avuto
modo di fare un ottimo acquisto su internet, che consiglio a chiunque
abbia un 'cinquantino' da spendere di fare, ovvero i primi 20 numeri
della rivista Writers Magazine Italia. Un'ottima rivista, con tanti
consigli sulla scrittura e il cinema, interviste, racconti e
recensioni. Un ottimo acquisto davvero.
Uno
dei primissimi articoli del numero 1 è, infatti, “Da dove ti
guardo?” e su questo articolo baserò il post di oggi.
Un
errore comune e fastidioso, che spesso riscontro leggendo racconti di
scrittori alle prime armi (ma anche alle seconde e terze armi), è
la gestione del POV, spesso considerato meno di zero, ma che se usato
in maniera opportuna può trasformare un racconto insulso e
pessimo in un'ottima storia o, se mal usato, può viceversa
trasformare un'ottima idea di racconto in una colossale schifezza.
Uno
studente pieno di brufoli in fondo all'aula alza una mano, e io lo
invito a domandare: “Ma cosa vuole dire, professore? Si spieghi
meglio!”
Quindi
io, aggiustandomi gli occhiali sul naso e sgranchendomi la voce con
un colpetto di tosse, vado a spiegare l'argomento, dividendolo come
mio consueto il tutto in 2 capitoletti facili da comprendere persino
per una scimmia urlatrice.
I
TRE PRINCIPALI POV
Come
molti già sapranno, esistono diversi modi per raccontare una
storia, che vanno decisi prima di mettersi al tavolo e lasciar
correre penna o dita sulla tastiera. Bisogna ben capire cosa volgiamo
trasmettere al lettore, comprendere che tipo di narrazione ci è
più congeniale, quale tipo di sensazione vogliamo dare e,
dunque, quale POV è necessario per ottenere questo effetto.
Come
da titolo, i principali POV sono 3, e li andrò a spiegare uno
per uno:
1-
Prima persona singolare
2-
Terza persona singolare
3-
Narratore onnisciente
1-
Prima Persona
Il
metodo della Prima Persona (PP) è ottimo per far immedesimare
subito il lettore nel vostro personaggio, o comunque nella voce che
sta raccontando la storia. In pratica dovete immaginarvi una
telecamera piantata nella testa di un personaggio, che filma e
registra ogni cosa, persino, se si vuole, le emozioni e le sensazioni
che il personaggio stesso prova.
Questo
metodo ha tanti pro e, secondo me, altrettanti contro: In primis il
metodo Show Don't Tell è quasi d'obbligo, poiché per
essere convincenti, dovete descrivere quello che il personaggio
'telecamera' vede, senza essere 'invadenti'. Infatti non potete
intervenire come “narratore esterno”, poiché il narratore
è il personaggio stesso. Ovviamente sta a voi decidere il
“tempo” di narrazione, se passato o presente, e prendere le
giuste misure. In questo metodo, come ho già detto, si possono
far sentire pensieri, sensazioni, e tutto ciò che il
personaggio 'telecamera' vede, sente, tocca, gusta e odora.
Di
contro, però, la narrazione in PP può essere limitante
per chi scrive, poiché la gestione della 'telecamera' è
fissa su un unico punto che è il “campo visivo” del
personaggio. Resta comunque un ottimo e semplice metodo per scrivere
qualsiasi tipo di storia.
Esempio:
Da
più di un'ora ero seduto a guardare il mare, che pareva voler
sfondare gli scogli a colpi d'onda. Piccole gocce salate mi bagnavano
il viso, quasi a volermi rinfrancare l'animo in quella giornata da
fondere assieme pelle e ossa. Per quanto fosse mattina inoltrata, non
v'era nessuno, a eccezione di qualche pescatore incallito che
bestemmiava a ogni cartaccia scorta tra gli scogli. Una leggerissima
brezza spirava da Sud, asciugandomi appena il sudore sulla fronte e
donandomi una sensazione di pace che solo il refrigerio d'una birra
ghiacciata avrebbe acuito. “Fosse sempre così...”
sussurrai, spegnendo la sigaretta e gettando il mozzicone in mezzo
agli scogli.
In questo esempio
non vi è nient'altro che il POV del protagonista, nonostante
vi siano anche altri personaggi come i pescatori. Se, infatti, mi
fossi messo a raccontare dei pescatori, cambiando d'improvviso il
POV, avrei commesso un bell'errore. Nel mini racconto descrivo
sensazioni e immagini che il personaggio sente, lo faccio muovere,
anche parlare, e il lettore si vede catapultato a sedere su quel
molo, sente il calore della giornata, e percepisce più o meno
lo stato d'animo del protagonista. Questo è l'effetto
principale della narrazione in PP.
2- Terza Persona
La Terza Persona
(TP) è di sicuro la forma più diffusa di narrazione,
poiché ci consente di muoverci meglio all'interno della nostra
storia. Con questo metodo possiamo prendere il POV di diversi
personaggi, o anche di uno solo, raccontando il tutto come se la
'telecamera' fosse posta sopra di loro. L'importante del TP è
comunque di preservare l'immedesimazione del lettore, e di non
confonderlo con repentini e non annunciati cambi di POV, che è
l'errore più comune che si commette. Di solito, però,
la TP si usa su un unico personaggio, incentrando la telecamera su di
lui e descrivendo tutto ciò che attorno a lui succede.
Rivediamo l'esempio
di prima in TP:
Da
più di un'ora Nik era seduto a guardare il mare, che pareva
voler sfondare gli scogli a colpi d'onda. Piccole gocce salate gli
bagnavano il viso, quasi a volergli rinfrancare l'animo in quella
giornata da fondere assieme pelle e ossa. Per quanto fosse mattina
inoltrata, non v'era nessuno, a eccezione di qualche pescatore
incallito che bestemmiava a ogni cartaccia scorta tra gli scogli. Una
leggerissima brezza spirava da Sud, asciugandogli appena il sudore
sulla fronte e donandogli una sensazione di pace che solo il
refrigerio d'una birra ghiacciata gli avrebbe acuito. “Fosse sempre
così...” sussurrò, spegnendo la sigaretta e gettando
il mozzicone in mezzo agli scogli.
Come potete leggere
da soli, la differenza è minima al livello di scrittura, ma
colossale al livello di percezione del lettore. La telecamera è
del tutto spostata sopra il personaggio e, nonostante lo svolgimento
sia lo stesso, il POV regala un effetto diverso.
3- Narratore
Onnisciente
Il Narratore
Onnisciente (NO) , invece, è forse il più difficile POV
da gestire, poiché il narratore è l'autore stesso, che
conosce tutto di tutti, e deve stare attento a non annoiare il
lettore e a non intervenire troppo nella vicenda con le sue
conoscenze.
Un altro esempio:
Da
più di un'ora Nik era seduto a guardare il mare, che pareva
voler sfondare gli scogli a colpi d'onda. Non sapeva che a breve
l'avrebbe incontrata, colei che sarebbe diventata un'incalcolabile
variabile nella sua vita. Piccole gocce salate gli bagnavano il viso,
quasi a volergli rinfrancare l'animo in quella giornata da fondere
assieme pelle e ossa. Per quanto fosse mattina inoltrata, non v'era
nessuno, a eccezione di qualche pescatore incallito che bestemmiava a
ogni cartaccia scorta tra gli scogli. Una leggerissima brezza spirava
da Sud, asciugandogli appena il sudore sulla fronte e donandogli una
sensazione di pace che solo il refrigerio d'una birra ghiacciata gli
avrebbe acuito. “Fosse sempre così...” sussurrò,
spegnendo la sigaretta e gettando il mozzicone in mezzo agli scogli.
Casuale e romantico incontro sul molo... Non abituatevi a immagini del genere, non sono il tipo e non è il blog adatto.
Come per la TP, il
racconto (Per la sua ovvia cortezza) è incentrato sul
protagonista, ma con una piccola aggiunta: “Non sapeva che a
breve l'avrebbe incontrata, colei che sarebbe diventata
un'incalcolabile variabile nella sua vita.” Questa cosa la può
solo sapere il narratore, non il protagonista, né i pescatori.
È un piccolo intervento che l'autore fa per annunciare al
lettore che presto il protagonista incontrerà una persona (Una
ragazza?) che sconvolgerà in bene o in male la sua vita.
Questa aggiunta sarebbe sbagliata se si volesse incentrare una
vicenda su il metodo della TP o della PP (poiché se lo si fa
in PP bisognerebbe scrivere il racconto in una certa maniera.), ma
usando il NO, è consentita e lecita.
Io, personalmente,
preferisco il metodo in TP, cambiando raramente il POV su altri
personaggi, e dedicando in quei casi un capito a parte. Descrivo ciò
che il mio protagonista vede e sente, facendo sentire al lettore
persino i suoi stessi pensieri, ma quando cambio il POV in favore di
altri personaggi non lo faccio, limitandomi a descriverne azioni e
sensazioni per preservare l'effetto “immedesimazione” sul
protagonista. In pratica la 'telecamera' sul protagonista è
più vicina, ma quando la sposto su altri la allontano un poco.
Poi ognuno può trovare il suo stile come meglio ritiene, ma
deve sempre e necessariamente badare al fatto di non scombussolare
troppo il lettore. Ci vuole pratica e un po' di buon senso.
ERRORE COMUNE &
SOLUZIONE
Uno degli errori più
comuni e fastidiosi che gli autori alle prime armi fanno, è di
"saltare di palo in frasca” tra un personaggio e l'altro, non
riuscendo a far immedesimare il lettore nei suoi personaggi.
Parto da un esempio
per spiegarmi, e userò il TP, che è il metodo più
usato con questo errore:
Nik
sospirò rilassato e si aggiustò il colletto della
camicia poi, pigramente, spostò lo sguardo verso il piccolo
faro che restava in fondo al molo, e lì la vide. Non l'aveva
notata all'inizio, ma doveva essere lì da prima di lui. La
brezza le smuoveva appena quel cespuglio di riccioli castani che
aveva per capelli, e la calura sembrava non destare il benchè
minimo disturbo alla sua espressione soffice e rilassata. Era il suo
tipo. [1] Lo stava guardando a sua volta, pensando la stessa cosa, ma
almeno non aveva quell'espressione ebete sul viso che tanto la fece
ridere. [2] Rimasero un attimo a studiarsi, e alla fine lui decise di
parlare per non fare la figura dello sciocco. “Ciao!” le disse,
agitando sguaiato un braccio.
“Ciao!”
rispose lei. “Caldo oggi, eh!?” [3] Sapeva di aver detto una
banalità, ma almeno era un inizio.
“Eh
sì” disse lui in un sorriso. “Non ci sono più le
mezze stagioni.” [4] Se avesse potuto si sarebbe dato un pugno per
quella risposta idiota.
L'errore è
piuttosto evidente: Il lettore si era immedesimato nel nostro Lui,
che tranquillo si godeva la giornata, poi arriva Lei, e l'inserimento
di un altro personaggio annuncia un nuovo possibile POV che, se
gestito male come in questo spezzone di racconto, finisce per
confondere il lettore.
Ho contrassegnato
con dei numeri tra parentesi quadre i momenti più evidenti di
cambio di POV.
[1] Da il POV di
Lui, si passa a quello di Lei, senza preavviso, senza un senso, e il
lettore si trova a immedesimarsi da un Lui a una Lei.
[2] Dopo un cambio
di telecamera più 'esterno', si torna a Lui, che poi parlerà.
[3] Qui non sarebbe
poi tanto sbagliato, poiché vado a capo e inizio una frase di
dialogo di Lei, però sbaglio poiché entro di nuovo
nella testa di Lei, confondendo di nuovo i POV.
[4] Ritorno da lui,
sempre dopo una frase di dialogo, per poi descrivere un suo stato
d'animo.
Queste scelte di
cambio di POV spiazzano il lettore, che si trova a dover comprendere
in poche righe dove cavolo si trova la telecamera. Inoltre, facendo
mostra dei pensieri di entrambi i personaggi, tolgo spazio al lettore
stesso, che si sente “tenuto per mano” e trascinato in una storia
a lui estranea, senza dargli il gusto di capire da solo.
Proviamo ora a
cambiare un poco il racconto, sempre usando lo stesso metodo:
Nik
sospirò rilassato e si aggiustò il colletto della
camicia poi, pigramente, spostò lo sguardo verso il piccolo
faro che restava in fondo al molo, e lì la vide. Non l'aveva
notata all'inizio, ma doveva essere lì da prima di lui. La
brezza le smuoveva appena quel cespuglio di riccioli castani che
aveva per capelli, e la calura sembrava non destare il benchè
minimo disturbo alla sua espressione soffice e rilassata. Era il suo
tipo.
Lucille
non seppe spiegarsi cosa fosse la sensazione che le agitava lo
stomaco, ma la causa era di sicuro quel ragazzo che stava seduto
sugli scogli, e la fissava con occhi sgranati dalla sorpresa.
All'inizio lui non l'aveva nemmeno notata, e aveva continuato a
guardare il mare, quasi fosse il suo unico amore, ma da quando si era
voltato non le aveva ancora staccato gli occhi di dosso, quasi
fossero legati a doppio filo ai suoi.
“Ciao!”
le disse Nik, agitando sguaiato un braccio.
“Ciao!”
rispose Lucille. “Caldo oggi, eh!?” Si morse un labbro, avrebbe
tanto voluto rimangiarsi le sue ultime parole. Cercò di
nascondere l'imbarazzo dietro a un sorriso.
“Eh
sì” disse Nik, sorridendole di rimando. “Non ci sono più
le mezze stagioni.” Se avesse potuto si sarebbe dato un pugno per
quella risposta idiota.
In questo esempio ho
aggiunto un piccolo passaggio che, annunciato da un nuovo paragrafo,
presenta il personaggio di Lucille. In questo modo il lettore non si
confonde, poiché capisce da che parte è rivolta la
telecamera, però c'è sempre l'effetto di “scortare
mano nella mano” il lettore.
Classica espressione d'un lettore comune all'ennesimo cambio ingiustificato di POV.
Cerchiamo ora di di
cambiare un'altra volta, usando la 'telecamera' fissa su Nik:
Nik
sospirò rilassato e si aggiustò il colletto della
camicia poi, pigramente, spostò lo sguardo verso il piccolo
faro che restava in fondo al molo, e lì la vide. Non l'aveva
notata all'inizio, ma doveva essere lì da prima di lui. La
brezza le smuoveva appena quel cespuglio di riccioli castani che
aveva per capelli, e la calura sembrava non destare il benchè
minimo disturbo alla sua espressione soffice e rilassata. Era il suo
tipo. Nik deglutì a fatica, e si accorse che anche la ragazza
stava ricambiando il suo sguardo e rideva, forse perchè la sua
espressione stava tendendo all'ebetismo. Doveva dirle qualcosa, e
farlo prima che lei lo prendesse per stupido. “Ciao!” le disse,
agitando sguaiato un braccio.
“Ciao!”
rispose lei. “Caldo oggi, eh!?” E allargò la bocca in un
solare sorriso.
“Eh
sì” rispose Nik, sorridendole di rimando. “Non ci sono più
le mezze stagioni.” Se avesse potuto si sarebbe dato un pugno per
quella risposta idiota.
In questo caso il
POV di Lucille è completamente sparito, lasciando al lettore
il compito di decifrare cosa stia pensando dalle sue espressioni e
dalle sue azioni. Il lettore sa solo cosa vede e pensa Nik, e
null'altro, e non c'è più l'effetto di “scortare”
il lettore. Potrei rifare il tutto puntando la telecamera su Lucille,
è indifferente, l'importante è sempre tenere ben
presente l'effetto che si potrebbe fare al lettore.
E dunque sono giunto
al termine anche di questo post. Mi auguro di essere stato esauriente
e conciso nell'esporre un argomento delicato come quello del Point of
View.
Beh, come al solito
scrivo: Alla prossima, e un saluto a tutti!
Nessun commento:
Posta un commento