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martedì 3 aprile 2012

QUESTIONE DI POINT OF VIEW.

"Da dove ti guardo?" Questa è la domanda da cui oggi voglio partire per scrivere questo post su un “tecnicismo” che troppo spesso vedo ucciso in tanti, tantissimi racconti e libri. Eh, sì... Perchè oggi voglio prendere una bacchetta di legno, mettermi occhiali tondi sul naso e cappello a tre punte in testa e fare un po' il maestro, per dilettarmi a scrivere d'un argomento che poco ha di Fantasy, ma che tanto ha di Scrittura: Il punto di Vista, comunemente detto POV (Point of View)
Giorni fa, dopo aver finalmente attivato la mia carta di credito, ho avuto modo di fare un ottimo acquisto su internet, che consiglio a chiunque abbia un 'cinquantino' da spendere di fare, ovvero i primi 20 numeri della rivista Writers Magazine Italia. Un'ottima rivista, con tanti consigli sulla scrittura e il cinema, interviste, racconti e recensioni. Un ottimo acquisto davvero.
Uno dei primissimi articoli del numero 1 è, infatti, “Da dove ti guardo?” e su questo articolo baserò il post di oggi.

Un errore comune e fastidioso, che spesso riscontro leggendo racconti di scrittori alle prime armi (ma anche alle seconde e terze armi), è la gestione del POV, spesso considerato meno di zero, ma che se usato in maniera opportuna può trasformare un racconto insulso e pessimo in un'ottima storia o, se mal usato, può viceversa trasformare un'ottima idea di racconto in una colossale schifezza.

Uno studente pieno di brufoli in fondo all'aula alza una mano, e io lo invito a domandare: “Ma cosa vuole dire, professore? Si spieghi meglio!”
Quindi io, aggiustandomi gli occhiali sul naso e sgranchendomi la voce con un colpetto di tosse, vado a spiegare l'argomento, dividendolo come mio consueto il tutto in 2 capitoletti facili da comprendere persino per una scimmia urlatrice.



I TRE PRINCIPALI POV

Come molti già sapranno, esistono diversi modi per raccontare una storia, che vanno decisi prima di mettersi al tavolo e lasciar correre penna o dita sulla tastiera. Bisogna ben capire cosa volgiamo trasmettere al lettore, comprendere che tipo di narrazione ci è più congeniale, quale tipo di sensazione vogliamo dare e, dunque, quale POV è necessario per ottenere questo effetto.

Come da titolo, i principali POV sono 3, e li andrò a spiegare uno per uno:

1- Prima persona singolare
2- Terza persona singolare
3- Narratore onnisciente

1- Prima Persona

Il metodo della Prima Persona (PP) è ottimo per far immedesimare subito il lettore nel vostro personaggio, o comunque nella voce che sta raccontando la storia. In pratica dovete immaginarvi una telecamera piantata nella testa di un personaggio, che filma e registra ogni cosa, persino, se si vuole, le emozioni e le sensazioni che il personaggio stesso prova.
Questo metodo ha tanti pro e, secondo me, altrettanti contro: In primis il metodo Show Don't Tell è quasi d'obbligo, poiché per essere convincenti, dovete descrivere quello che il personaggio 'telecamera' vede, senza essere 'invadenti'. Infatti non potete intervenire come “narratore esterno”, poiché il narratore è il personaggio stesso. Ovviamente sta a voi decidere il “tempo” di narrazione, se passato o presente, e prendere le giuste misure. In questo metodo, come ho già detto, si possono far sentire pensieri, sensazioni, e tutto ciò che il personaggio 'telecamera' vede, sente, tocca, gusta e odora.
Di contro, però, la narrazione in PP può essere limitante per chi scrive, poiché la gestione della 'telecamera' è fissa su un unico punto che è il “campo visivo” del personaggio. Resta comunque un ottimo e semplice metodo per scrivere qualsiasi tipo di storia.

Esempio:
Da più di un'ora ero seduto a guardare il mare, che pareva voler sfondare gli scogli a colpi d'onda. Piccole gocce salate mi bagnavano il viso, quasi a volermi rinfrancare l'animo in quella giornata da fondere assieme pelle e ossa. Per quanto fosse mattina inoltrata, non v'era nessuno, a eccezione di qualche pescatore incallito che bestemmiava a ogni cartaccia scorta tra gli scogli. Una leggerissima brezza spirava da Sud, asciugandomi appena il sudore sulla fronte e donandomi una sensazione di pace che solo il refrigerio d'una birra ghiacciata avrebbe acuito. “Fosse sempre così...” sussurrai, spegnendo la sigaretta e gettando il mozzicone in mezzo agli scogli.

In questo esempio non vi è nient'altro che il POV del protagonista, nonostante vi siano anche altri personaggi come i pescatori. Se, infatti, mi fossi messo a raccontare dei pescatori, cambiando d'improvviso il POV, avrei commesso un bell'errore. Nel mini racconto descrivo sensazioni e immagini che il personaggio sente, lo faccio muovere, anche parlare, e il lettore si vede catapultato a sedere su quel molo, sente il calore della giornata, e percepisce più o meno lo stato d'animo del protagonista. Questo è l'effetto principale della narrazione in PP.
2- Terza Persona

La Terza Persona (TP) è di sicuro la forma più diffusa di narrazione, poiché ci consente di muoverci meglio all'interno della nostra storia. Con questo metodo possiamo prendere il POV di diversi personaggi, o anche di uno solo, raccontando il tutto come se la 'telecamera' fosse posta sopra di loro. L'importante del TP è comunque di preservare l'immedesimazione del lettore, e di non confonderlo con repentini e non annunciati cambi di POV, che è l'errore più comune che si commette. Di solito, però, la TP si usa su un unico personaggio, incentrando la telecamera su di lui e descrivendo tutto ciò che attorno a lui succede.

Rivediamo l'esempio di prima in TP:
Da più di un'ora Nik era seduto a guardare il mare, che pareva voler sfondare gli scogli a colpi d'onda. Piccole gocce salate gli bagnavano il viso, quasi a volergli rinfrancare l'animo in quella giornata da fondere assieme pelle e ossa. Per quanto fosse mattina inoltrata, non v'era nessuno, a eccezione di qualche pescatore incallito che bestemmiava a ogni cartaccia scorta tra gli scogli. Una leggerissima brezza spirava da Sud, asciugandogli appena il sudore sulla fronte e donandogli una sensazione di pace che solo il refrigerio d'una birra ghiacciata gli avrebbe acuito. “Fosse sempre così...” sussurrò, spegnendo la sigaretta e gettando il mozzicone in mezzo agli scogli.

Come potete leggere da soli, la differenza è minima al livello di scrittura, ma colossale al livello di percezione del lettore. La telecamera è del tutto spostata sopra il personaggio e, nonostante lo svolgimento sia lo stesso, il POV regala un effetto diverso.

3- Narratore Onnisciente

Il Narratore Onnisciente (NO) , invece, è forse il più difficile POV da gestire, poiché il narratore è l'autore stesso, che conosce tutto di tutti, e deve stare attento a non annoiare il lettore e a non intervenire troppo nella vicenda con le sue conoscenze.

Un altro esempio:
Da più di un'ora Nik era seduto a guardare il mare, che pareva voler sfondare gli scogli a colpi d'onda. Non sapeva che a breve l'avrebbe incontrata, colei che sarebbe diventata un'incalcolabile variabile nella sua vita. Piccole gocce salate gli bagnavano il viso, quasi a volergli rinfrancare l'animo in quella giornata da fondere assieme pelle e ossa. Per quanto fosse mattina inoltrata, non v'era nessuno, a eccezione di qualche pescatore incallito che bestemmiava a ogni cartaccia scorta tra gli scogli. Una leggerissima brezza spirava da Sud, asciugandogli appena il sudore sulla fronte e donandogli una sensazione di pace che solo il refrigerio d'una birra ghiacciata gli avrebbe acuito. “Fosse sempre così...” sussurrò, spegnendo la sigaretta e gettando il mozzicone in mezzo agli scogli.

Casuale e romantico incontro sul molo... Non abituatevi a immagini del genere, non sono il tipo e non è il blog adatto.

Come per la TP, il racconto (Per la sua ovvia cortezza) è incentrato sul protagonista, ma con una piccola aggiunta: “Non sapeva che a breve l'avrebbe incontrata, colei che sarebbe diventata un'incalcolabile variabile nella sua vita.” Questa cosa la può solo sapere il narratore, non il protagonista, né i pescatori. È un piccolo intervento che l'autore fa per annunciare al lettore che presto il protagonista incontrerà una persona (Una ragazza?) che sconvolgerà in bene o in male la sua vita. Questa aggiunta sarebbe sbagliata se si volesse incentrare una vicenda su il metodo della TP o della PP (poiché se lo si fa in PP bisognerebbe scrivere il racconto in una certa maniera.), ma usando il NO, è consentita e lecita.

Io, personalmente, preferisco il metodo in TP, cambiando raramente il POV su altri personaggi, e dedicando in quei casi un capito a parte. Descrivo ciò che il mio protagonista vede e sente, facendo sentire al lettore persino i suoi stessi pensieri, ma quando cambio il POV in favore di altri personaggi non lo faccio, limitandomi a descriverne azioni e sensazioni per preservare l'effetto “immedesimazione” sul protagonista. In pratica la 'telecamera' sul protagonista è più vicina, ma quando la sposto su altri la allontano un poco. Poi ognuno può trovare il suo stile come meglio ritiene, ma deve sempre e necessariamente badare al fatto di non scombussolare troppo il lettore. Ci vuole pratica e un po' di buon senso.

ERRORE COMUNE & SOLUZIONE

Uno degli errori più comuni e fastidiosi che gli autori alle prime armi fanno, è di "saltare di palo in frasca” tra un personaggio e l'altro, non riuscendo a far immedesimare il lettore nei suoi personaggi.

Parto da un esempio per spiegarmi, e userò il TP, che è il metodo più usato con questo errore:
Nik sospirò rilassato e si aggiustò il colletto della camicia poi, pigramente, spostò lo sguardo verso il piccolo faro che restava in fondo al molo, e lì la vide. Non l'aveva notata all'inizio, ma doveva essere lì da prima di lui. La brezza le smuoveva appena quel cespuglio di riccioli castani che aveva per capelli, e la calura sembrava non destare il benchè minimo disturbo alla sua espressione soffice e rilassata. Era il suo tipo. [1] Lo stava guardando a sua volta, pensando la stessa cosa, ma almeno non aveva quell'espressione ebete sul viso che tanto la fece ridere. [2] Rimasero un attimo a studiarsi, e alla fine lui decise di parlare per non fare la figura dello sciocco. “Ciao!” le disse, agitando sguaiato un braccio.
Ciao!” rispose lei. “Caldo oggi, eh!?” [3] Sapeva di aver detto una banalità, ma almeno era un inizio.
Eh sì” disse lui in un sorriso. “Non ci sono più le mezze stagioni.” [4] Se avesse potuto si sarebbe dato un pugno per quella risposta idiota.

L'errore è piuttosto evidente: Il lettore si era immedesimato nel nostro Lui, che tranquillo si godeva la giornata, poi arriva Lei, e l'inserimento di un altro personaggio annuncia un nuovo possibile POV che, se gestito male come in questo spezzone di racconto, finisce per confondere il lettore.
Ho contrassegnato con dei numeri tra parentesi quadre i momenti più evidenti di cambio di POV.
 
[1] Da il POV di Lui, si passa a quello di Lei, senza preavviso, senza un senso, e il lettore si trova a immedesimarsi da un Lui a una Lei.
 
[2] Dopo un cambio di telecamera più 'esterno', si torna a Lui, che poi parlerà.
 
[3] Qui non sarebbe poi tanto sbagliato, poiché vado a capo e inizio una frase di dialogo di Lei, però sbaglio poiché entro di nuovo nella testa di Lei, confondendo di nuovo i POV.
 
[4] Ritorno da lui, sempre dopo una frase di dialogo, per poi descrivere un suo stato d'animo.
 
Queste scelte di cambio di POV spiazzano il lettore, che si trova a dover comprendere in poche righe dove cavolo si trova la telecamera. Inoltre, facendo mostra dei pensieri di entrambi i personaggi, tolgo spazio al lettore stesso, che si sente “tenuto per mano” e trascinato in una storia a lui estranea, senza dargli il gusto di capire da solo.
 
Proviamo ora a cambiare un poco il racconto, sempre usando lo stesso metodo:
Nik sospirò rilassato e si aggiustò il colletto della camicia poi, pigramente, spostò lo sguardo verso il piccolo faro che restava in fondo al molo, e lì la vide. Non l'aveva notata all'inizio, ma doveva essere lì da prima di lui. La brezza le smuoveva appena quel cespuglio di riccioli castani che aveva per capelli, e la calura sembrava non destare il benchè minimo disturbo alla sua espressione soffice e rilassata. Era il suo tipo.
Lucille non seppe spiegarsi cosa fosse la sensazione che le agitava lo stomaco, ma la causa era di sicuro quel ragazzo che stava seduto sugli scogli, e la fissava con occhi sgranati dalla sorpresa. All'inizio lui non l'aveva nemmeno notata, e aveva continuato a guardare il mare, quasi fosse il suo unico amore, ma da quando si era voltato non le aveva ancora staccato gli occhi di dosso, quasi fossero legati a doppio filo ai suoi.
Ciao!” le disse Nik, agitando sguaiato un braccio.
Ciao!” rispose Lucille. “Caldo oggi, eh!?” Si morse un labbro, avrebbe tanto voluto rimangiarsi le sue ultime parole. Cercò di nascondere l'imbarazzo dietro a un sorriso.
Eh sì” disse Nik, sorridendole di rimando. “Non ci sono più le mezze stagioni.” Se avesse potuto si sarebbe dato un pugno per quella risposta idiota.

In questo esempio ho aggiunto un piccolo passaggio che, annunciato da un nuovo paragrafo, presenta il personaggio di Lucille. In questo modo il lettore non si confonde, poiché capisce da che parte è rivolta la telecamera, però c'è sempre l'effetto di “scortare mano nella mano” il lettore.

 Classica espressione d'un lettore comune all'ennesimo cambio ingiustificato di POV.

Cerchiamo ora di di cambiare un'altra volta, usando la 'telecamera' fissa su Nik:
Nik sospirò rilassato e si aggiustò il colletto della camicia poi, pigramente, spostò lo sguardo verso il piccolo faro che restava in fondo al molo, e lì la vide. Non l'aveva notata all'inizio, ma doveva essere lì da prima di lui. La brezza le smuoveva appena quel cespuglio di riccioli castani che aveva per capelli, e la calura sembrava non destare il benchè minimo disturbo alla sua espressione soffice e rilassata. Era il suo tipo. Nik deglutì a fatica, e si accorse che anche la ragazza stava ricambiando il suo sguardo e rideva, forse perchè la sua espressione stava tendendo all'ebetismo. Doveva dirle qualcosa, e farlo prima che lei lo prendesse per stupido. “Ciao!” le disse, agitando sguaiato un braccio.
Ciao!” rispose lei. “Caldo oggi, eh!?” E allargò la bocca in un solare sorriso.
Eh sì” rispose Nik, sorridendole di rimando. “Non ci sono più le mezze stagioni.” Se avesse potuto si sarebbe dato un pugno per quella risposta idiota.

In questo caso il POV di Lucille è completamente sparito, lasciando al lettore il compito di decifrare cosa stia pensando dalle sue espressioni e dalle sue azioni. Il lettore sa solo cosa vede e pensa Nik, e null'altro, e non c'è più l'effetto di “scortare” il lettore. Potrei rifare il tutto puntando la telecamera su Lucille, è indifferente, l'importante è sempre tenere ben presente l'effetto che si potrebbe fare al lettore.

E dunque sono giunto al termine anche di questo post. Mi auguro di essere stato esauriente e conciso nell'esporre un argomento delicato come quello del Point of View.
 
Beh, come al solito scrivo: Alla prossima, e un saluto a tutti!

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