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Perchè se per essere pubblicato devi essere già qualcuno... Comincerò da qui!

lunedì 22 ottobre 2012

SCRIVERE FANTASY: IL VANTAGGIO DELLA NON-SAGA.

Eccomi di nuovo a scrivere un post sul filo “dell'esperienza personale” per raccontarvi un punto un poco, a mio avviso, spinoso sull'argomento Fantasy & merletti, un argomento che rimarrà per tutto il post sul campo dell'opinione, ma che ritengo un buon punto di partenza per comprendere almeno un briciolo il mondo dell'editoria Italiana e tutto ciò che attorno ci gira.

Prima, però, di partire... Vorrei scrivere tre definizioni prese dal “Tizionario”, il mio personale “dizionario delle definizioni”.

Casa Editrice: Azienda, impresa, che lucra sfruttando il patrimonio intellettuale dei suoi dipendenti (autori), cercando di arrivare a fine anno con il bilancio in verde a costo di pubblicare le ricette della Parodi, i libri di Moccia, o il nuovo vampiro di turno.

Autore: Tizio che è riuscito a farsi mettere il nome in copertina, il quale spera di far soldi con il solo lavoro intellettuale. Vero, in parte, se gli pubblicano 10 libri che sfilano 10000 copie cadauno, al quale, a quel punto, sarà dedicata una statua in oro massiccio nel piazzale antistante alla sede della sua Casa Editrice.

Autore Esordiente: Tizio che crede che in ogni Casa Editrice lavorino solo incompetenti che non riescono a capire la grande opera che egli stesso ha scritto, e che con il solo 10% del suo futuro ed eventuale guadagno potrebbe risollevare il problema della fame in un paese africano.

Detto ciò, andiamo avanti...


Tutto parte da un anno fa (Era per l'esattezza il 21\10\2011), quando nella mia cassetta delle lettere trovai una bella busta infiocchettata con tanto di logo di una nota casa editrice.
Era passato più o meno un anno dacchè avevo spedito il primo capitolo della saga di Nike alle varie case editrici, sia passando per la via classica (Cartacea) sia per la via “giusta e nuova” (E-Mail), e quella che avevo per le mani non era che la terza lettera che ricevevo (Su svariati e svariati invii che, a oggi, starei ancora attendendo).
Dato che, come già detto, avevo già ricevuto due lettere di rifiuto prestampate, non nutrivo speranze di una pubblicazione, ma intanto tenevo la busta al petto e il cervello pronto a preparare una bella festa, e in bocca una frase compiaciuta, del tipo: “Beh... Almeno questi si sono degnati di rispondere.”
Salii in casa, cercando di mantenere un passo normale per puro gesto scaramantico di chi non deve dare importanza alla cosa per far sì che vada per il meglio e, una volta giunto al tavolo, scartai la busta per leggere del mio destino, del Destino di Nike.

Tò! Una lettera! Speriamo sia la risposta buona d'un editore... Beh... Almeno speriamo non sia la bolletta del gas.

La lettera era scritta in due parti: La prima prestampata a computer, la seconda a mano.

Purtroppo la lettera è andata perduta nel trasloco di tutte le cianfrusaglie che tenevo nella mia vecchia casa, ma ricordo tutt'oggi cosa c'era scritto, e il significato che per me ebbero quelle righe scritte a mano che stavano sotto le venti stampate a computer.

Ovviamente, e come avrete capito anche voi, dato che Nike a oggi se ne sta nel mio PC e non sugli scaffali Feltrinelli, la lettera era un rifiuto bello e buono, di quelli scialbi e scarni che solo una casa editrice di una certa importanza può elargire, ma da quel giorno il mio modo di vedere lo scrivere un romanzo cambiò un poco, facendomi comprendere, in parte (Ovvio) cosa realmente gli editori cercano in un esordiente.

In pratica la lettera diceva così:

“Gentile Autore del manoscritto, la ringraziamo in anticipo per averci sottoposto in visione la sua opera, ma la casa editrice ha ritenuto il suo lavoro non inerente alla nostra linea editoriale, pertanto... [bla bla bla]... Distinti saluti.
Luogo, data, firma.”

Di lettere di rifiuto così, per chi scrive e tenta da tanto tempo, ne ha pieni i cassetti, ma quello che, come vi ho detto, mi ha dato a ragionare, non era il rifiuto in sé, ma la nota in corsivo, scritta a penna blu e grafia ordinata, da un tizio (Di cui non ricordo il nome) che a ricercare su Google mi parve essere un direttore editoriale o qualcosa di simile, quindi non il primo che passa per strada, ma uno che di libri farfuglianti di esordienti scapestrati ne deve aver piene le scatole.

La nota diceva così (Scrivo riassumendo quello che ricordo):

“Gentile autore (Ancora!), ho letto personalmente il manoscritto che ci hai sottoposto, e avrei qualche appunto da fare. Nonostante lo stile acerbo, ma che può essere migliorato, ho avuto un certo interesse nel leggere la storia. Il problema è che al giorno d'oggi l'editoria Italiana è un po' in crisi, poiché tutti scrivono ma nessuno legge. Questo fatto è abbastanza deleterio, specialmente per gli esordienti come te, per un argomento di nicchia come lo è il Fantasy, e ancora di più per quanto riguarda lo scrivere una saga in più volumi. Ti invito a riprovare, ma ponderando il fatto di scrivere qualcosa di editorialmente più pubblicabile.

La cosa mi strappò un sorriso, davvero...

Editorialmente più pubblicabile”, ricordo perfettamente quelle tre parole, perchè in esse vi era tutto il significato dell'essere un esordiente.

Rilessi più e più volte quelle righe, traducendole nella mia testa in un linguaggio più semplice, anche se un po' trash:

“Caro il mio Sig. Nessuno. Siccome la casa Editrice non fa beneficenza, ed è un'impresa che deve guadagnare per pagare i suoi dipendenti, ecc., non ti pubblichiamo, ma siccome il tuo libro ha fatto meno schifo degli altri sessantamila manoscritti che riceviamo ogni anno, voglio dirti le cose come stanno: Sei un emerito sconosciuto, e scrivi una saga Fantasy che non sappiamo se finirai mai o se venderà... Quindi devi essere pazzo, se non scemo del tutto! E visto che se pubblichiamo il primo dovremmo pubblicare anche gli altri, col cavolo che ti si prende in carico con vari editor e tutto ciò che dietro sta (Mica sono gratis certi servizi per noi!), in quanto emerito sconosciuto dovremmo persino farti conoscere, e ciò costa caro!
In pratica pubblicarti sarebbe un rischio che noi non possiamo permetterci.
Però devo ammettere che non fai tanto schifo, e leggere la tua storia è stato un toccasana per la mia mezz'ora giornaliera sulla tazza del cesso, perciò ti do un avviso: Scrivi un libro che non comporti l'obbligo di un sequel, almeno la casa editrice, se il tuo libro fa flop, ti può scaricare in ogni momento senza farsi del male, e se invece vendi, beh...”

Editorialmente più pubblicabile...

Quella parola risuonò nella mia testa finchè non mi misi a scrivere l'ultima mia fatica, Dorian Curze. Alla fine quel consiglio mi è risultato più che utile, perchè mi ha fatto comprendere il punto di vista di una casa editrice.

"Non mi hanno pubblicato! Non capiscono nulla!" Classica espressione e frase di un esordiente con in mano una lettera di rifiuto da parte di una Casa Editrice.

Le case editrici (Quelle serie e non a pagamento) non sono organi di beneficenza, e anche loro devono dar da mangiare ai dipendenti, e anche ai manager, che costano di più. Grazie a quelle righe in corsivo ho avuto la fortuna di capire uno dei millemila motivi per cui non mi hanno pubblicato (Almeno per quanto riguardava quella casa editrice).

Perchè allora non fare tesoro di quel consiglio? Certo che sì!

Quindi, in pratica, quello che volevo dire di questa esperienza è di stare attenti a ciò che si vuole scrivere.

In questi ultimi due mesi mi sono impegnato a voler riscrivere un nuovo romanzo Fantasy (Tanto per non perdere il vizio), ma diverso da Nike, molto diverso.

Ho preso carta e penna, disegnato un mondo (Infinitamente più piccolo di quello di Nike), creato regni, personaggi, e tutto ciò che mi occorreva per scrivere la storia. Poi ho dato un senso logico alla storia e cominciato a scrivere, ma quando mi sono trovato di fronte ad alcune scelte mi sono dovuto fermare.

Aspetta” mi dissi. “Se scrivo questo in questo modo... Poi dovrò spiegarlo, altrimenti non si capirà un bel nulla sul come e perchè il personaggio agisce in questa maniera.”

E lì cominciano i problemi... Perchè stavo di nuovo ricadendo nella trappola dello scrivere una storia con l'obbligo di sequel.

Scopo del libro: Scrivere una storia Fantasy che sia “Editorialmente pubblicabile”, ovvero che possa essere pubblicata senza l'obbligo di un seguito. Se poi andrà bene, però, avere piccoli appigli per ampliarla e continuarla, ma al momento deve essere un libro “Fatto & Finito”, non una saga, ma una storia. Punto.

L'editore non si deve sentire in obbligo di rivedere la tua brutta faccia se non lo fai guadagnare, quindi deve avere la possibilità di depennarti se fallisci.

Perchè poi scrivo tutto questo? Perchè raccontare questa esperienza?

Perchè se avrete notato, sotto al titolo del blog vi è una frase: “Perchè se per essere pubblicato devi essere già qualcuno... Comincerò da qui!”

La strada verso la pubblicazione di una saga è lastricata di piccoli sforzi. Si può avere fortuna, è vero, perchè nulla vieta all'editore di fare una salto nel buio per un esordiente che si presenta alla porta con un malloppo di storia in più volumi. Però se la fortuna si costruisce risulterà meno cieca.

Un piccolo esempio in due parti:

Parte 1
Editore riceve il primo libro di una saga di un emerito sconosciuto.
“Mmm... E chi cavolo è 'sto qui? Bellino il libro però... Ma se poi me ne pento!? No, dai, meglio pubblicare il nuovo Platone del 2000: Fabio Volo.”
E il tuo libro finisce a far da sostegno per il gambo di un tavolo traballante.

Parte 2
Editore riceve il primo libro di una saga da un Sig. Nessuno, che però ha già pubblicato un paio di libri per una casa editrice NON a pagamento.
“Oh! Il sig. Nessuno mi ha mandato il primo capitolo della sua saga... Beh... Pubblicato ha pubblicato, e lavorare per fargli un nome non serve... Di sicuro non è il solito tizio che scrive un polpettone senza senso. Beh... Diamolo al comitato di lettura, e vediamo che ne pensano...”

Stilizzata, magari mal fatta e pensata, ma preferisco pensare a una scena così.

Volevo includere nel post anche un paio d'argomenti che mi preme dire, delle opinioni personali su come penso che sia il mondo editoriale visto dalla parte del lettore medio. Argomenti tipo il “Voler per forza sentire\vedere\leggere le stesse storie che da sempre ci sentiamo raccontare”. Però mi sono ora reso conto che mi ci vorrebbero almeno altre tre pagine, quindi lo scriverò più avanti...

Per il momento, quindi: Un saluto a tutti!

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