Ho
letto cose che voi esseri umani non potete nemmeno immaginare... Ho
letto di uomini coperti da armature complete tranciati in due da un
colpo di spada, bambini sollevare spadoni a due mani, donne
mingherline tendere archi con estrema facilità, e scoccare
frecce oltre il chilometro... Ho letto tutto questo, e ogni volta ho
sentito i brividi solcare la mia schiena, sì... Ma i brividi
dell'ignoranza, che direttamente dal cervello degli autori di codeste
colossali minchiate mi sono arrivati sino alle ossa.
Come
avrete certamente intuito, il post di oggi sarà interamente
dedicato a un argomento quasi sempre presente in un romanzo Fantasy,
specialmente nella sua sotto-tipologia denominata Sword&Sorcery:
Duelli & Armi, con annessi e connessi sull'uso delle stesse, e i
vari ed eventuali errori che uno scrittore poco documentato e
disattento compie regolarmente mentre è preso dall'entusiasmo
dell'epica battaglia finale tra il cavaliere nero e l'eroe di turno.
Per
prima cosa, quando si vuole scrivere d'un duello (non di una
battaglia né di una guerra, per quello ci vogliono altre
conoscenze che riprenderò in un altro post), bisogna
documentarsi un minimo. Non dico di essere esperti nella scherma, o
provetti tiratori d'arco, ma almeno conoscere la differenza tra
parole come: Fendente, stoccata, affondo, ecc., mi pare il minimo per
riuscire a mostrare un buon duello (Ho detto “Mostrare” non a
caso. Do you remember Show don't tell!?)
Oggi
dedico questo bel post in omaggio ai tanti, tantissimi e troppi
scrittori Fantasy che hanno commesso il solito errore di fondo,
credendo che un'arma qualsiasi si possa maneggiare con la stessa
facilità del pezzo di legno che usavamo da piccoli per giocare
alla guerra con i nostri amici.
A
me, personalmente, piace parecchio collezionare armi vere. In casa
mia ho un arco indiano, una balestra inglese, una mazza chiodata, un
coltello a lama ondulata, uno stiletto e, fiore all'occhiello della
mia collezione, una spada spagnola, comprata nove anni fa in una
fortezza nei pressi della bella, bellissima, Barcellona. Quando
comprai la spada (Ovviamente una fedele riproduzione, spuntata e
senza filo) volli subito provarla a casa mia, usando una vecchia
sedia di legno come bersaglio, risultato: Vinse la sedia, e io mi
procurai un atroce dolore al braccio... Riuscii solo ad affondare la
lama per poco meno della metà nello schienale. “Ma come!?”
mi dissi. “Io nei film ho sempre visto uomini troncati in due da un
sol colpo di spada, e ora non riesco a tagliare in due il legno!?”
Oh... Quanta stoltezza in quelle parole.
Perchè,
vedete, ci sarà stato pure un motivo per cui i soldati, nel
lontano (per esempio) medioevo, si addestravano nell'uso delle armi,
formando veri e propri eserciti di specialisti nell'arte della
guerra.
Lui ha uno spadone enorme e pesante, ma lui RIESCE a usarlo. Tu NO!
Proseguo
con un esempio pratico...
Poniamo
il caso che la mia spada riacquisti improvvisamente filo e punta,
essa pesa approssimativamente sui dieci, dodici chili, ed è
lunga, dalla punta alla fine dell'elsa, circa un metro e mezzo (forse
un po' di più). Immaginerete da soli che non deve essere stato
facile per un soldato dell'epoca impugnarla e brandirla per tutto il
tempo d'una battaglia, magari contro più avversari, magari
provvisti pure di armatura e analoghe abilità. Quindi, la
prossima volta che leggerete d'un ragazzino, mingherlino e appena
quindicenne, che usa una spada lunga come fosse un fioretto, ponetevi
qualche domandina sulla sanità mentale dello scrittore (a meno
che lo stesso non spieghi particolari che renderebbero realistico il
tutto).
Come
sempre, se avete letto tutti i miei post sull'argomento Fantasy,
premo parecchio sul non giustificare scelte assurde, insensate e
illogiche con la buona vecchia frase: “Ma è Fantasy,
chissene...” Perchè se dovesse passarvi in mente di coprirvi
con un tale scudo, immaginatemi mentre esco dallo schermo del vostro
computer cercando di strangolarvi.
Ma
ora andiamo a vedere sotto i vari punti cosa intendo macinare in
queste pagine...
- USO DELLA TERMINOLOGIA + SHOW DON'T TELL!
Allora...
Molto spesso gli scrittori, esordienti e non, abusano di certe parole
senza conoscerne il reale significato, ma oggi questo periodo buio
finirà, poiché vestito della mia nera armatura d'ombra,
vi guiderò nel mondo della guerra con furia omicida!
Scherzi
a parte... Vediamo alcune parole, non starò a dirle tutte
tutte, ma alcune, usando uno degli strumenti che dovrebbero essere
sempre presenti sulla scrivania d'un qualsivoglia scrittore che tale
si ritiene: Il Vocabolario.
AFFONDO:
Movimento in cui lo schermidore, partendo dalla posizione di guardia,
conclude l'azione d'offesa portando avanti una gamba e stendendo
l'altra, con il corpo in linea con questa, distendendo il braccio.
FENDENTE:
Colpo vibrato dall'alto verso il basso, mirando alla testa,
disimpegnando il proprio “ferro”da quello dell'avversario con un
movimento dall'avanti all'indietro.
STOCCATA:
Colpo che conclude un'azione di scherma, solitamente colpendo
l'avversario con la punta del “ferro”.
COLPO
DI TAGLIO: Colpo che usa la parte tagliente del “ferro”. Esistono
varie versione di questo colpo, quali il “taglio (colpo alto)
dritto\rovescio”, “falso taglio (colpo basso) dritto\rovescio”,
“sgualembro (colpo obliquo alto) dritto\rovescio”.
(PER
L'ARCO) INCOCCARE\SCOCCARE: Mettere la freccia con la cocca (solco
alla base della freccia) contro la corda dell'arco \ Lanciare la
freccia.
Comunque
non voglio certo starvi a dire di leggere tutto un vocabolario per
ogni scontro armato che volete inventare, ma solo di stare
attentissimi alle parole che usate. Ci sono altri e validi metodi per
descrivere uno scontro senza necessariamente conoscere la
terminologia esatta (anche perchè, molto spesso, il lettore
non sa un'acca di scherma, e risulterebbe molto più facile per
lui capire cosa sta accadendo). Allego, per chi avesse voglia di
leggerlo, un link con un buon articolo che parla di una ricerca sulla
scherma medievale, può esservi utile nel caso vi venisse
qualche dubbio (QUI).
Comunque,
tornando all'argomento scrittura, vi faccio un triplice esempio, i
primi due “corretti”, il terzo “sbagliato”:
Esempio
1.
Maul
caricò il fendente con tutta la forza che aveva, ma Dom fu
lesto a frapporre la spada, ritrovandosi però a dover reggere
tutto il peso del gigante. “Muori! Muori!” gli gridò Maul.
Dom
sentiva le mani fredde, deboli, la vista annebbiata, le braccia
tremanti. “No!” gridò, mentre scalciava alla cieca. Maul
lanciò un sordo rantolo bavoso, la bocca aperta in cerca
d'aria, mentre veniva sbalzato via. Dom colse l'occasione e si
rialzò, concludendo il duello con un preciso affondo al petto.
Esempio
2.
Maul
sollevò la spada sopra la testa e menò, ma Dom riuscì
a bloccare il colpo frapponendo il taglio della spada [...] gigante.
“Muori! Muori!” gli gridò Maul.
Dom
sentiva [...] tremanti. “No!” gridò, mentre scalciava alla
cieca. [...] Dom colse l'occasione e si rialzò, infilando poi
la punta della sua spada nel petto di Maul.
I
due spezzoni mostrano la stessa cosa, il primo con la terminologia
(fendente, affondo) mentre il secondo senza terminologia (sostituendo
i termini con un'azione più spiegata)... La cosa che li rende
“reali” è il fatto che non sono “raccontati”, bensì
“mostrati”, e il lettore vede ciò che ho visto io, né
di più, né di meno.
Esempio
3.
Maul
(1) lasciò partire un colpo, che Dom riuscì a parare.
“Muori! Muori!” gridò Maul, mentre spingeva la spada (2)
nel tentativo di far cedere le difese di Dom.
Dom
(3) era stanco e debole, troppo per reggere il peso del suo enorme
avversario. “No!” gridò, mentre scalciava alla cieca. Maul
fu colpito in pieno (4) e non riuscì a respirare per qualche
secondo, cosa che consentì a Dom di rimettersi in piedi, (5) e
menare un colpo preciso al suo petto.
Qui,
invece, “racconto” cosa succede (numeri 2, 3, 4), oltre a usare
parecchie inesattezze che rendono difficile la lettura (1, 5),
ovviamente forzate di proposito...
Prendiamoli
uno per uno:
Numeri
1, 5 – Inesattezze fastidiose.
1:
“lasciò partire un colpo, che Dom riuscì a parare”
– Come? In che modo? Rileggete lo stesso passaggio degli altri 2
esempi, vi accorgerete da soli della differenza.
5:
“e menare un colpo preciso al suo petto” – Come sopra.
Numeri
2, 3, 4 – Raccontato.
2:
“nel tentativo di far cedere le difese di Dom” – Non vedo
nulla, ma solo le intenzioni che ha Maul (che già di per sé
sono ovvie), quindi non devo capire, e non mi immedesimo... Invece:
“spingendo con tutto il peso del suo enorme corpo.” è ben
più “attiva” come descrizione, e il lettore percepisce da
solo cosa Maul sta cercando di fare, e non mi occorre dirlo da
narratore esterno.
3
& 4: Dire che era “stanco e debole”, così come dire
che “non riuscì a respirare per qualche secondo” non è
come lasciar capire al lettore cosa succede facendoglielo vedere:
“sentiva le mani fredde, deboli, la vista annebbiata, le braccia
tremanti.” & “lanciò un sordo rantolo bavoso, la bocca
aperta in cerca d'aria” lasciano da soli intendere che nel primo
caso il personaggio era allo stremo, mentre nel secondo che il
personaggio ha difficoltà respiratorie.
- RAPPORTO ARMA\FORZA DI CHI LA USA
Altro
argomento dolente per la maggior parte degli scrittori...
Come
vi ho detto in precedenza, usare uno spadone a due mani che pesa
dodici chili non è affatto facile, e già per un
uomo adulto non addestrato può risultare arduo maneggiarla,
figuriamoci per un bambino\ragazza\vecchio. Stesso dicasi per una
mazza, o qualsiasi arma che sia abbastanza pesante (passi un
coltello, o qualsiasi arma leggera, ma ogni arma ha i suoi pro e i
suoi contro, che uno scrittore dovrebbe sapere), senza contare
eventuali armature indossate, le quali dovrebbero dare vantaggi a
livello protettivo, ma taluni svantaggi a livello di agilità e
movimento.
Ma
andiamo avanti con un'altra arma abusata e particolare, a cui dedico
una parte del post: L'Arco.
Robin Hood ti sta mirando uno scrittore che non si è documentato prima di scrivere, e di sicuro non lo mancherà!
Tutti
siamo cresciuto col mito di Robin Hood e la sua abilità
d'arciere, ma non tutti hanno avuto la possibilità di tirare
d'arco e quindi di sapere che, specialmente per certi archi, il solo
“tendere la corda” necessita di non poca forza. Vi faccio un
esempio pratico di ciò che so e che ho letto in vari libri e
siti internet (l'argomento è vasto e non semplice, ma cercherò
di essere pratico e conciso).
Dunque...
Come esempio voglio prendere il classico Longbow inglese (sempre
Robin Hood per intenderci). Lungo circa 2 metri (la lunghezza variava
in base all'altezza dell'arciere), poteva arrivare a circa 200 iarde
di distanza (circa 180 metri). Il lancio in guerra avveniva a
parabola, mentre un lancio dritto (il classico alla Legolas),
penetrava armature (intendo forare, non trapassare da parte a parte)
entro gli 80-100 metri, a seconda della forza dell'arciere (quindi
non sempre il colpo è mortale, specialmente se la vittima è
ben protetta). Quindi... Se consideriamo tutto questo (a meno di
archi speciali\magici ben spiegati dall'autore della storia) si può
dedurre che leggere di cavalieri in armatura falcidiati da piogge di
frecce mortali a distanze di oltre 200 metri risulta difficile da
credere. Inoltre, per tendere l'arco alla massima potenza e ottenere
discrete prestazioni, bisognava possedere forza e tecnica, e un
ottimo addestramento. Un autore che fa usare l'arco a un bambino\a o
a una donna\uomo, mai scesi in battaglia né addestrati, al
pari d'un arciere specializzato, mi fa venir voglia di chiamare il
113.
“E
allora, all’improvviso, le frecce crosciarono come una pioggia, e
il nemico, stupito dall’inaspettata pioggia mortale, si fermò
e perse la sicurezza, e tutti levarono lo sguardo al cielo, stupiti.
[...] sugli spalti, le mogli, le figlie, le madri avevano preso gli
archi dei loro padri, fratelli, figli e mariti, e adesso tiravano
sull’esercito nemico.”
(Tratto
da “Gli Eroi del Crepuscolo” edito Einaudi, di Chiara Strazzulla)
Non
entro nel merito del libro (a recensirlo come si conviene ci hanno
già pensato QUI),
però questo è il classico esempio di come NON far usare
le armi, dato che mogli, madri, ecc., in quella storia, non hanno mai
ricevuto un minimo di addestramento.
In
generale, comunque, non dico di impararvi a menadito tutte le
caratteristiche dei vari archi\spade\mazze\spadoni\balestre\ecc., e
scrivere tutto alla perfezione, ma almeno di non vagare nell'assurdo.
Un'occhiata a Wikipedia può risolvere molti più
problemi di quanto immaginate: “Ok... Arco lungo, gittata 200
metri, perfora armature a 100. Memorizzato. Mmm... Spadone a due
mani, 15 Kg, lunghezza 1 metro e 80. Memorizzato.” E lì a
regolare le vostre scene di battaglia in base a questi elementi.
In
soldoni: Prima di far usare un'arma al vostro personaggio, chiedetevi
se è in grado di usarla.
- DUELLI & CAOS
Un'altra
bega da risolvere per quanto riguarda lo svolgimento di un duello tra
il nostro cavaliere nero e l'eroe, è il luogo, il ritmo, e la
durata. Perchè introduco questo argomento? Perchè, come
è ovvio, bisogna sempre tener presente alla verosimiglianza
della nostra storia, e al fatto che, chi ci legge, non deve mai
annoiarsi, specialmente quando si trova a immaginare una scena
adrenalinica come un duello o una battaglia.
- DOVE
Ovviamente
non siete mai stati in guerra nel lontano medioevo, ma avrete di
sicuro visto film o letto libri. Il caos regna nel campo di
battaglia, e raramente si può trovare scontri leali e
cavallereschi 1 vs 1 mentre tutt'attorno piovono frecce, esplodono
bombe, e uomini (e non) si scambiano colpi mortali cercando di
arrivare a fine giornata con le loro gambe.
Quindi,
per prima cosa, bisogna sempre tener ben presente il “dove” si
svolge il nostro duello, e regolarci di conseguenza. Se i due
contendenti si trovano a duellare da soli in un campo
d'addestramento, allora possiamo rallentare un po' e concentrarci sul
solo duello, anche se comunque l'azione non sarà sicuramente
statica. Se i due si trovano a combattere su una zattera sballottata
dalle correnti d'un fiume, bisognerà stare attenti a come
muoviamo i nostri personaggi, e tener conto del terreno di lotta.
Insomma... Regolate l'andamento del duello in base al luogo.
- RITMO
Questo
va abbastanza a braccetto con il “dove”. Inserire descrizioni può
essere deleterio per una scena di lotta ben scritta. Il ritmo è
tutto. Io, personalmente, preferisco far palpitare il cuore del
lettore, piuttosto che lucidargli gli occhi con particolari inutili
alla scena. Se i mie due personaggi si stanno fracassando di botte a
colpi di spada non mi interessa far sapere che tipo d'armatura
indossano (a meno che non sia funzionale alla storia). Tenendo dunque
conto del luogo e della situazione, bisogna cercare di dare un ritmo
rapido, poiché (quasi sempre) i duellanti stanno combattendo
per le loro vite, e raramente si fermeranno a dialogare o ad ammirare
il paesaggio, ma penseranno alle loro luride pellacce. Di solito
cerco di dare il ritmo allo scontro in base alla “velocità
di lettura”, una specie di: “Lo scontro viaggia alla stessa
velocità con cui il lettore divora le righe di cui è
composto.”. Poi ci sono anche delle eccezioni, ma quello è
un altro discorso.
- DURATA
Qui
siamo più sul soggettivo, ma è un argomento comunque
importante, secondo me. La durata di uno scontro deve essere
credibile, poiché trovo assurdo che, considerando
fatica\ambiente circostante\ferite\ecc., lo scontro si protragga
troppo a lungo. Un esempio può essere un duello in mezzo al
caos della battaglia: È assai difficile che due soldati non
vengano interrotti\attaccati alle spalle da altri\colpiti da frecce
vaganti\ecc., mentre combattono tra loro. Qui bisogna ponderare bene
la cosa, e fare in modo da rendere tutto il più realistico
possibile. Poi nulla vieta di far finire la battaglia prima del
duello stesso...
Beh...
Siamo giunti alla fine del post e, come sempre, spero di essere stato
esaustivo e chiaro nello spiegare un argomento delicato come questo.
Ovviamente per spiegarlo al meglio ci vorrebbe molto più tempo
e pagine, e credo che lo riprenderò in futuro.
Il
prossimo post, per rimanere in linea, vedrò di farlo sulle
tanto ignorate tattiche militari in una guerra, cercando di spiegare
al meglio come un esercito dovrebbe muoversi.
Nel
frattempo... Un saluto a tutti!
Ciao,volevo chiederi un consiglio. Anche se hai scritto il post un po' di tempo fa,spero che tu mi risponda comunque. Secondo te scrivere un fantasy in prima persona è plausibile? Finora io ho scritto in prima persona,però quando si tratta di descrivere battaglie e scene di guerra mi risulta più difficile che non narrandole in terza persona. Puoi darmi qualche dritta? Grazie in anticipo. ciao
RispondiEliminaGaia
Certo che è plausibile! Nulla ti vieta di farlo e, anzi, alcuni ottimi Fantasy (Ovviamente non Italiani) erano scritti in prima persona. Per le scene di battaglia devi fare attenzione a come gestisci il punto di vista, perchè se passi dalla prima alla terza persona così, senza "avvertire" il lettore, rischi di creare confusione. Ovviamente se scrivi tutto in prima persona non devi mai mollare il personaggio, ma nulla vieta di cambiare i punti di vista con uno stacco di paragrafo, o un capitolo nuovo, alternando terza e prima persona. Il bello dello scrivere è il fatto di non avere limiti, purchè il lettore non storca il naso. Spero di esserti stato utile.
RispondiEliminaP.S.
Non sto aggiornando il blog da un po', solo perchè sto preparando un viaggio, ma presto tornerò a scrivere.
Ciao!
Grazie mille per la risposta,mi è stata molto utile. Devo dire che finora tutti i tuoi post mi sono stati di grande aiuto!
RispondiEliminaGrazie ancora. Ciao
dove posso trovare la continuazione o una spiegazione più approfondita? complimenti comunque, sei stato molto utile!
RispondiEliminaSo che hai scritto questo articolo più di 5 anni fa (quasi 6, ormai), ma vorrei un tuo parere su una scena di un duello 1v1 che sto scrivendo (ammesso che tu sia una delle "persone più affidabili" in ambito delle descrizione di duelli).
RispondiEliminaSarebbe possibile parlarne in via privata per e-mail, così da non dover scrivere un muro di testo (sia da parte mia che tua)?