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martedì 3 aprile 2012

QUESTIONE DI POINT OF VIEW.

"Da dove ti guardo?" Questa è la domanda da cui oggi voglio partire per scrivere questo post su un “tecnicismo” che troppo spesso vedo ucciso in tanti, tantissimi racconti e libri. Eh, sì... Perchè oggi voglio prendere una bacchetta di legno, mettermi occhiali tondi sul naso e cappello a tre punte in testa e fare un po' il maestro, per dilettarmi a scrivere d'un argomento che poco ha di Fantasy, ma che tanto ha di Scrittura: Il punto di Vista, comunemente detto POV (Point of View)
Giorni fa, dopo aver finalmente attivato la mia carta di credito, ho avuto modo di fare un ottimo acquisto su internet, che consiglio a chiunque abbia un 'cinquantino' da spendere di fare, ovvero i primi 20 numeri della rivista Writers Magazine Italia. Un'ottima rivista, con tanti consigli sulla scrittura e il cinema, interviste, racconti e recensioni. Un ottimo acquisto davvero.
Uno dei primissimi articoli del numero 1 è, infatti, “Da dove ti guardo?” e su questo articolo baserò il post di oggi.

Un errore comune e fastidioso, che spesso riscontro leggendo racconti di scrittori alle prime armi (ma anche alle seconde e terze armi), è la gestione del POV, spesso considerato meno di zero, ma che se usato in maniera opportuna può trasformare un racconto insulso e pessimo in un'ottima storia o, se mal usato, può viceversa trasformare un'ottima idea di racconto in una colossale schifezza.

Uno studente pieno di brufoli in fondo all'aula alza una mano, e io lo invito a domandare: “Ma cosa vuole dire, professore? Si spieghi meglio!”
Quindi io, aggiustandomi gli occhiali sul naso e sgranchendomi la voce con un colpetto di tosse, vado a spiegare l'argomento, dividendolo come mio consueto il tutto in 2 capitoletti facili da comprendere persino per una scimmia urlatrice.

mercoledì 21 marzo 2012

LA MIA STORIA...

Beh... Ultimamente sono stato molto occupato con lo studio di nuovi progetti, nuove idee. Sto pianificando un viaggio d'un mese in Canada, delle lezioni di scrittura (ebbene sì, forse mi faranno fare l'insegnante, pensate un po' gli sfortunati allievi!), e ho ripreso a scrivere una cosa che avevo abbandonato mesi fa, perciò ho trascurato un po' il blog, ma allo stesso tempo questa piccola 'pausa' mi ha consentito di trovare un po' di tempo per pensare a come imbrattare questo post, e mi son detto: “Ma sì... Facciamolo un po' diverso dal solito.”

Come accade alle volte a chi scrive, mi sono impantanato con l'andare avanti del quinto libro della saga di Nike... Succede, è normale, ma dopo giorni di vuoto completo mi sono riavvicinato a un altro progetto che avevo lasciato perdere mesi fa, sia per un fatto d'allenamento (per non smettere di scrivere giornalmente), sia perchè odio lasciare le cose a metà.

Ora... Nulla di preoccupante, ovvio, non ho certo intenzione di lasciare il quinto libro incompiuto per mesi: Ho solo bisogno di trovare la soluzione ottimale per un dato evento, e sono sicuro che la soluzione perfetta mi arriverà, come sempre capita, in doccia, o mentre fischietto in macchina, o mentre faccio la spesa, e allora in pochi giorni risolverò tutto, anche perchè il quinto libro è a pochi capitoli dall'essere terminato (la prima stesura, ovvio, poi c'è da correggere, rileggere, ecc.). 
Sono questi momenti che mi fanno tanto amare lo scrivere, perchè mi fanno spesso ripensare al “perchè” lo faccio, e siccome, a volte gli scrittori se lo dimenticano e dato che in questo blog ho solo e sempre parlato di scrittura & affini, vorrei spendere un post per poter spiegare un po' me stesso, e cogliere l'occasione per sederci e fare due chiacchiere (No, non sto indossando la maschera di Guy Fawkes), e soprattutto raccontarvi una storia.
 
C'era una volta... No, non c'era una volta.

Sono sempre stato bravino in Italiano, e a i temi prendevo i voti più alti della classe, anche se spesso la maestra\professoressa mi perdonava gli svarioni che ero solito fare: “Troppa fantasia” diceva, “Devi restare in tema.”.
È per questa mia “bravura” che alle superiori ho scelto Elettronica, e all'università Informatica...
Sì, lo so, demenza senile giovanile. Ma non è il mio percorso di studi che ha cambiato tutto.

Se chiudo gli occhi rivedo gli eventi che mi hanno fatto avvicinare al mondo dei libri e del Fantasy, e li posso mettere in ordine cronologico. So che capirete ben poco, che sembreranno eventi privi d'ogni logica e significato per voi, ma per me sono stati importanti, e sono quelli che mi sono rimasti più impressi, quindi cercate di immedesimarvi, se potete. Ve li dividerò anche in piccoli capitoli, a mo di romanzo.

L'arco di tempo di questi eventi risale ai miei undici anni, fino ai diciassette, prima dei quali ero solo un ragazzo\bambino vivace e casinista.

martedì 6 marzo 2012

MORTE ALL'EDITORIA A PAGAMENTO!

Un titolo che è tutto un programma per questo nuovo post, del tutto scritto, come si suol dire: “Di pancia”. Eh sì, un post che voglio dedicare a una cara amica, alla quale è successa una cosa molto spiacevole (al livello di scrittura, ovvio), la cui vicenda non verrà esposta qui nei dettagli, anche se l'argomento di cui voglio parlare, più o meno, cercherà di toccarla, almeno in parte. 
 
Per essere più semplice e conciso possibile dividerò il post in due parti:
  • Internet & Copyright + Un semplice consiglio per evitare plagi.
  • Il Malefico\schifoso\purulento\umiliante\degradante\retrogrado\deprimente\(aggiungete altri epiteti voi) mondo\cancro dell'Editoria a Pagamento.

Avrete capito da soli che il mio “scrivere di pancia” di quest'oggi deriva da un atavico e viscerale odio, per ciò ch'io (come molti, tanti altri, per fortuna) considero il male peggiore da estirpare, con alte e nere fiamme demoniache, di questo strano paese che è l'ItaGlia. Da scrittore Fantasy, ovviamente, amo le metafore Fantasy.

Voglio cominciare con una frase che mi ha molto colpito, una frase che reputo tra le migliori mai dette da uno scrittore, perchè non finirò mai di ripetermelo, come un mantra, un dogma, un qualcosa di sacro:

"Scrivere è un lavoro, e lo si deve fare bene!"

Questo lo diceva Josè Saramago, grande maestro di quest'arte... 
 
Ma io voglio indossare il famoso “mantello della superbia” e prendere questa frase per trasformarla in qualcosa di diverso e funzionale al post che sto scrivendo, nella speranza che Josè non cominci a far capriole nella tomba, ma spero mi perdonerà:

"Scrivere è un lavoro e, se lo si sa fare bene, si può meritare d'essere pubblicati, altrimenti no!"

Perchè no? Chi sei tu per giudicare!?” Sento già le voci...
Perchè se tutti gli aspiranti scrittori utilizzassero questo criterio, non esisterebbero gli Editori a Pagamento, i quali hanno approfittato (caso strano solo in ItaGlia) di un fenomeno volgarmente detto Vanity Press, per fare tanti soldi sulla pelle di innocenti (davvero innocenti?) esordienti scrittori, che farebbero di tutto per avere il proprio nome su una copertina stampata in carta opaca. 

martedì 28 febbraio 2012

IL FANTASY, E L'ARTE DELLA GUERRA

E, come promesso, dopo aver descritto a grandi linee un buono svolgimento d'un duello in base alle armi che i nostri personaggi utilizzano e altri fattori (QUI), eccomi di nuovo a scrivere un post su un nuovo argomento, più ampio, intricato e importante per chi scrive un Fantasy: La guerra & il suo naturale svolgimento. 
 
Parecchi scrittori credono di sapere o ignorano del tutto l'argomento, dilettandosi a scrivere boiate pazzesche di eserciti che si fronteggiano a colpi d'ascia e spade, senza sapere che la guerra è un'arte antica, su cui sono stati scritti trattati su trattati per regolarne lo svolgimento. Come sempre non finirò mai di ripetere che l'arma principale per uno scrittore che si definisce tale è un minimo di DOCUMENTAZIONE, un minimo, mica pretendo che a scrivere d'una battaglia sia un generale dell'esercito, basta sapere e aver presente alcune precetti di base prima di mettersi al tavolo a descrivere una battaglia senza capo né coda. 
 
Avrete di sicuro visto centinaia e centinaia di film sulla guerra (moderna e non), letto libri al riguardo, o che comunque andavano a toccare l'argomento da vicino. Quante volte avrete visto la guerra nei panni dell'eroe di turno, o del soldato semplice, o di chi vi pare... Ma quante volte, durante la lettura\visione della suddetta guerra vi siete chiesti se lo svolgimento della stessa era credibile o ben fatta? Se mi rispondete “mai\qualche volta\non ci ho fatto caso perchè ero preso dallo svolgimento della storia” vi crederò...

Non sono un esperto di guerra, né pretendo di conoscere a menadito la tattica militare medioevale (poiché per quel che scrivo, quella si avvicina molto di più al mio standard di guerra), ma almeno posso dire di aver preso visione di un po' di materiale per poterne parlare, letto alcuni interessantissimi libri al riguardo e, di conseguenza, cercato di rendere le “mie” guerre più vicine possibile a quel realismo che dovrebbe caratterizzare ogni storia che ne descrive una. 
 
So perfettamente che l'argomento in sé è abbastanza ostico, ma vediamo di vederne i punti fondamentali, cercando di arrivare al nocciolo della questione senza dover per forza passare per ogni maledettissimo dettaglio che un'arte antica come questa nasconde in ogni sua piega.

mercoledì 15 febbraio 2012

DUELLI IN CHIAVE FANTASY

Ho letto cose che voi esseri umani non potete nemmeno immaginare... Ho letto di uomini coperti da armature complete tranciati in due da un colpo di spada, bambini sollevare spadoni a due mani, donne mingherline tendere archi con estrema facilità, e scoccare frecce oltre il chilometro... Ho letto tutto questo, e ogni volta ho sentito i brividi solcare la mia schiena, sì... Ma i brividi dell'ignoranza, che direttamente dal cervello degli autori di codeste colossali minchiate mi sono arrivati sino alle ossa.

Come avrete certamente intuito, il post di oggi sarà interamente dedicato a un argomento quasi sempre presente in un romanzo Fantasy, specialmente nella sua sotto-tipologia denominata Sword&Sorcery: Duelli & Armi, con annessi e connessi sull'uso delle stesse, e i vari ed eventuali errori che uno scrittore poco documentato e disattento compie regolarmente mentre è preso dall'entusiasmo dell'epica battaglia finale tra il cavaliere nero e l'eroe di turno. 
 
Per prima cosa, quando si vuole scrivere d'un duello (non di una battaglia né di una guerra, per quello ci vogliono altre conoscenze che riprenderò in un altro post), bisogna documentarsi un minimo. Non dico di essere esperti nella scherma, o provetti tiratori d'arco, ma almeno conoscere la differenza tra parole come: Fendente, stoccata, affondo, ecc., mi pare il minimo per riuscire a mostrare un buon duello (Ho detto “Mostrare” non a caso. Do you remember Show don't tell!?)

Oggi dedico questo bel post in omaggio ai tanti, tantissimi e troppi scrittori Fantasy che hanno commesso il solito errore di fondo, credendo che un'arma qualsiasi si possa maneggiare con la stessa facilità del pezzo di legno che usavamo da piccoli per giocare alla guerra con i nostri amici.

venerdì 10 febbraio 2012

PARLIAMOCI CHIARO: DIALOGHI.


Tempo addietro passavo (male) il tempo a “spippolare” su FacciaLibro, guardando le tante foto divertenti e demenziali che circolano sugli infiniti gruppi. Un click tira l'altro, la mente intorpidita dal nulla fare, ma a un certo vedo un fumetto di un personaggio d'una serie televisiva ben conosciuta e famosa, e leggo:

“Salve, sono Troy McCluere, e voi state leggendo questa frase con la mia voce!”

“Wow! È vero!” mi son detto, pensando istantaneamente a come avrei cominciato il mio prossimo post (questo, ovvio).
No, non parlerò certo dei Simpsons, ma d'un altro argomento molto importante nel mondo della scrittura, un'enorme buccia di banana su cui scrittori affermati ed esordienti allo sbaraglio scivolano continuamente, rischiando di spaccarsi il cranio e perdere la (poca) materia celebrale in esso contenuta. Di che parlo!? Ma ovviamente dei Dialoghi!
Ho affrontato argomenti su come creare un buon personaggio e un buon antagonista, farli essere coerenti, farli bucare la pagina, farli vedere al lettore, ecc... Ma per quanto riguarda la “voce” dei pargoli che alimentano le nostre assurde storie, non ho speso che poche parole, e in questo post cercherò di snocciolare per bene un argomento tanto delicato quanto importante, poiché (a meno che non si creino personaggi muti) la voce e il modo di esprimersi è altresì importante per i nostri personaggi quanto l'enorme spadone che brandiscono nel bel mezzo della mischia. 
Quindi mettetevi comodi e aprite i Pop-Corn... Sarà un post un po' lunghino...

giovedì 2 febbraio 2012

LA SCRITTURA & LA MORTE...


Morte...
Un macabro inizio, anche se azzeccato, dato che sarà l'argomento principale del post, e non esiste miglior modo che parlare di questo argomento quando si è vittime d'una potente quanto fastidiosa influenza che ti fa capire come si sente uno zombie. Scherzi a parte, il post di oggi avrà come principale argomento la vecchia nera signora con la falce con cui fin troppi scrittori, specialmente Fantasy, non hanno mai avuto un ottimo rapporto.

Innanzitutto, quando si scrive, bisogna tenere ben presente un fattore importante come la morte, poiché molti scrittori non riescono a considerarla per bene, in quanto serve loro solo come luogo in cui spedire, magari pure in maniera rocambolesca, assurda, eclatante o spettacolare, i cattivoni di turno... Perciò bisogna chiedersi all'inizio: 

“Come funziona la morte nel mio mondo?” 
“C'è un inferno\paradiso\purgatorio\mondo parallelo?” 
“È importante il ruolo della morte nella mia storia?” 
“Si può tornare dalla morte?” 

Ma, soprattutto, la domanda principe che ogni scrittore si deve fare è:
“Sono io in grado di far morire i miei personaggi?”

Già, perchè mentre si scrive si arriva ad affezionarsi talmente tanto ai propri personaggi (specialmente quelli più riusciti) che si finisce per renderli praticamente immortali e, qualora messi alle strette in scene in cui siamo intenzionati a farli morire, finiamo per trovare un escamotage per farli “tornare”. Non dico il protagonista, la cui assenza potrebbe pregiudicare l'andamento della storia (non sempre, ovvio), ma altri personaggi importanti o meno che, per simpatia o altri motivi, finiscono per superare in longevità anche il buon Matusalemme.