E qui, in un piccolo albergo di
Barcellona, nel silenzio della notte e in queste due ore di insonnia,
ho trovato un buon argomento (A mio avviso) su cui spendere qualche
parola, un argomento che (Sempre secondo me) si lega a doppio filo
con il discorso Fantasy e scrittura.
Non mi dilungherò molto, come
spesso mi accade quando scrivo i miei post, ma scriverò giusto
qualche riga per cercare di farvi comprendere ciò che penso
sull'argomento, giusto per ragionare un poco e sfatare il vecchio
mito del ragazzo chiuso in casa al buio davanti a uno schermo a
giocare ai videogiochi.
C'è un vecchio detto che da tanto
tempo gira su internet, e da qui, oggi, voglio partire a scrivere
questo mio post. È un detto che mi trova pienamente d'accordo, e che
recita più o meno così:
“Videogiochi: Insegnano inglese dal
1980, meglio degli insegnanti d'Inglese.”
Come ben avrete intuito l'argomento
principe di questo post non è l'Inglese, ma i videogiochi, che tanto
legano la fantasia comune alle storie che essi narrano, più o meno
belle, fatti di grafica e pixel, azione o riflessione, ma comunque
storie, e che come nei libri devono essere ben raccontate per far sì
che il lettore (In questo caso il giocatore) non getti il libro in un
angolo (O in questo caso il Joystick).